Ieri ero in Puglia e in un paesino a ritroso nel tempo, dove già il mare facilita l’accarezzare dell’essenza delle cose, passeggiando ho intravisto degli uomini seduti su piccoli sgabelli a terra. Intenti a fare un lavoro.
Presa dalla curiosità mi sono avvicinata… E ho chiesto. Pazientemente stavano infilando gli ami con le lenze. A mano. Uno a uno. 2 km di filo trasparente con gli ami sapientemente legati…
Mi sono commossa nell’osservare quei gesti così consueti… I pescatori se ne tornano a casa quando per la maggior parte di noi una giornata deve ancora iniziare… hanno nei loro corpi i segni del vento, del mare… che conoscono come un fratello.
“Sono per oggi. Domani no. Domani il vento sarà un po’ troppo forte per pescare”…
Spille, amuleti, carte, tessuti…. Oggetti.
Spirituali o meno… la maggior parte delle persone ha ancora bisogno di un “prodotto”…
non importa che sia un amuleto, una macchina, una carta o una coperta…
Io non posso dirvi nessuna verità. Non posso dire cosa è giusto o sbagliato. Osservo. Semplicemente.
Nell’osservare le cose fuori e dentro di me, riscontro che ogni oggetto può avere un senso, come può non averlo. E quindi non fa differenza se compri la stampa di una preghiera, una stoffa o una ferrari… a parte il prezzo si intende ;-D
Comunque sia rimane il fatto che l’essenza – ciascuno la propria, quella che tutti noi siamo chiamati ad incontrare – la incontri nel silenzio e nel vuoto più totale da tutto ciò che ti circonda.
Persone, oggetti, libri, messaggi, pc… possono essere al massimo veicoli di piccoli segnali… Pezzetti mai essenziali del percorso… se diventano più importanti… sei fuori strada.
Noi siamo nati per REALIZZARCI. QUESTA E’ LA CREAZIONE!
E per arrivare a comprendere completamente questo… arriva sempre il momento in cui hai un incredibile bisogno di silenzio. E solitudine.
Un silenzio in cui neanche la musica più illuminante può trovare spazio. Al massimo puoi connetterti nel mezzo della natura. Viva. Ma tutto intorno a te avrà bisogno di spegnersi e sparire.
Tacere tutto. Svuotarsi di tutto. Spogliarsi di tutto… lì incontri tè stesso.
Da lì puoi ascoltare un messaggio che per quanto balzano, zoppo o impreciso… ti porta proprio dove stai andando: verso di te.
E’ lì e solo lì che puoi incontrare tutto il resto. E da lì – ne sono certa – l’importanza di molti oggetti di sostegno… cade. Si annienta. A farti trovare i Tuoi. A farti incontrare l’altro. Che vuoi.
Poi tornando come un’onda oscillante alla realtà duale potrai di tanto in tanto rincorrere ancora per dei momenti la bramosia di qualsiasi oggetto. Di un libro o di qualsiasi altra cosa con cui prima avevi così tanta confidenza, ma il senso sarà cambiato. Qualcosa che possa sembrare aiutarti. Ma devi capire che la carta è te. Il libro è te. Ogni oggetto è te.
Ecco perché da lì… qualsiasi oggetto può andar bene.
Perché non hai più bisogno di identificarti con l’oggetto, ma al contrario, ne sei libero. E proprio per questo lo puoi utilizzare.
Quando incontri tè stesso nella tua essenza ti rendi conto di come hai una stupenda capacità di liberarti di tutto…
Nudi siamo quanto di più immenso possiamo essere.
E dopo, se vuoi, lo spirito lo trovi ovunque. In qualsiasi oggetto possa rappresentare LA TUA ESSENZA.
Allora potrai smettere di giudicare gli oggetti dalla loro provenienza. Classificare come di maggior valore un amuleto rispetto ad una bella auto… è cosa di giudizio… e non è lì che stiamo andando.
Lo so. Non è semplice questo concetto. Siamo così abituati a giudicare tutto, a distinguere il bene dal male. I buoni dai cattivi…
Ciascuno deve fare il suo viaggio. Può fare il suo viaggio.
Viaggiare attraverso le sensazioni delle sue paure. Riconoscerle e avanzare. Al di là del giudizio.
E – fino a prova contraria – a volte è fin troppo facile scivolare nel banale in questo genere di giudizi. Basta osservare come reagiamo dentro di fronte alle spese di un’altra persona. A come siamo abiurati a etichettare “chi può” e “chi non può”. Quanto ha. E come.
I “buoni” non sono nel nuovo. Al pari dei cattivi.
Mi dispiace per i benefattori, ma anch’essi sono tenuti a guardarsi dentro e porsi domande profonde in merito a come fanno il bene altrui. Perché nel luogo in cui stiamo andando tutto ciò è davvero oltre.
E’ scomodo quello che scrivo. Capisco. Ma il gioco dell’essenza è riconoscere la propria e poi poter comprendere quella dell’altro.
Ti sei mai chiesto perché ci piacciono così tanto gli oggetti artigianali ultimamente? L’ARTE è CREARE. Il valore dell’opera creata non sta nell’oggetto. E’ molto molto più grande di quell’oggetto.
Non potrai mai capirlo se non inizi a sperimentare la TUA.
Potete seguirmi?
Nessuno può dare ad un altro la risposta su come MATERIALIZZARE LA SUA ESSENZA.
Al massimo può aiutarlo a riconoscerla. Ma sarai sempre tu e solo tu a riconoscere tè stesso.
Ci sono sicuramente nuovi prodotti che evocano bellezza. Ma spesso non la evocano per quello che sono in sé i prodotti. La evocano per le mani che li hanno generati. Da sempre è così… solo che ce lo siamo dimenticati.
(grazie a Ezio per le foto del sarto)Ieri ero in Puglia e in un paesino a ritroso nel tempo, dove già il mare facilita l’accarezzare dell’essenza delle cose, passeggiando ho incontrato dei pescatori… e in paese sono entrata in una piccola bottega da sarto da uomo.
Sono entrata per parlare con quell’uomo, così intento a mettere punto dopo punto. Abile. Una vita trascorsa a confezionare Abiti. Da quando da garzone è andato ad imparare dal padre…
Con malinconia mi racconta che il prossimo anno andrà in pensione e la bottega chiuderà… con lui. I figli hanno preso altre strade. Le leggi non consentono di prendere un ragazzo e insegnargli il mestiere… deve essere un uomo..
“solo un uomo può farlo un abito da uomo…”
… e mentre lo ascolto guardo attenta il banco rivestito di stoffa grezza… un vecchio ferro e le forbici… così vecchie che mi vergogno delle mie moderne… le sue mani piene di storia… tocco il pezzo che sta confezionando e mi chino sulla pezza blu… accarezzo, guardo, scruto,…
“sto cucendo la tasca della giacca…”
quell’abito conterrà una storia. e poi – forse – ne conterrà un’altra. la prima – la sua – so che ci sarà. lo si vede da come lavora, lo si legge dai suoi occhi… la seconda non so. dipende dall’essenza di chi lo ha richiesto. può essere che l’uomo che lo pagherà € 500 saprà dare valore a questa storia, oppure no…
se questo accadrà dipende da dove sta nel suo viaggio…
e mentre scrivo penso a come mi sentivo ieri dicendo che mi sarebbe piaciuto acquistarne uno. sicuramente lo farò…
al di là del “bisogno” di un vestito… quell’abito avrà una tale forza dello spirito che sarà il maestro più bello che chi lo indossa potrà incontrare…