specchio delle mie brame… non mi piaci! Ombre guerresche.

Cosa muove una persona verso un’altra? Tante tantissime sfumature in questo quadro di incontri che mettiamo in atto ogni giorno.

Il carrozzone della vita lo si guarda solo al gran finale. E’ da lì – a posteriori – che possiamo raccogliere e mettere assieme alcuni pezzi delle storie che abbiamo incrociato.

Oggi rifletto sul significato che possiamo dare alla parola “Lealtà”. Una parola dimenticata. Usata male e troppo come spesso accade con i paroloni associati ai valori fondamentali della vita. Quei valori tanto acclamati… spesso disattesi. A volte disconosciuti.

Una persona che non può guardare così bene dentro sé stessa e riconoscere le sue incompletezze, accettarle, non può dare lealtà. Nessuno che non possa darne a sé stesso può darne ad altri. E per essere veramente leali con sé stessi si deve fare i conti con le proprie ombre. E luci. Bisogna avere tanta tanta voglia di stare dentro a rovistare un po’. E poi uscire fuori. Ebbene questa è una “operazione” in cui nessuno può sostiutirsi a qualcun altro.

C’è un’essenza dentro ciascuno di noi. Io da piccola la chiamavo NOCCIOLINA. Quella deve BRILLARE DI LUCE PROPRIA.

Anche se agisci generosamente nel dare aiuto a qualcuno. Se quella nocciolina non ha spazio e la vuoi tenere coperta di ombra… le cose non andranno che come LA TUA OMBRA VUOLE CHE VADANO.

Sto pensando che tutte le volte che ho dato consigli generosi facilmente, a persone che – mi rendevo perfettamente conto non prendersi la responsabilità essenziale della loro propria esistenza – ho ricevuto una coltellata. Un tentativo di rompere qualcosa nella mia vita. Un rigetto. A volte inatteso. Spesso concitato.

Come se d’un tratto il “progetto” più importante di quella persona, quello a cui dedicano le azioni sottili, fosse buttarti giù.

Non importa se la “guerra” dura un giorno o mille. Quello che conta è che da un certo momento in avanti TU sei diventato il nemico. E’ la loro ombra che lotta per la sua sopravvivenza…

Non può essere una lotta aperta come quelle dei fieri gladiatori o dei duellanti di un tempo. Sembra più una sorta di “caccia alla volpe”. Una battuta dei Seal.

Il loro occhio si mette intento a guardare la TUA vita. Perché – dopo che si sono specchiate su te – se tornano a guardare sé stesse… vedono ciò che non vogliono vedere.

E allora ecco che entra in atto lo schema.

Rigorosamente alle spalle.

Certe persone non possono guardarti in faccia, perché non accettano quello che gli si rispecchia dentro. Perciò agiscono grettamente. Avrebbero bisogno di aiuto per uscirne fuori. Ma intorno accade qualcosa di strano. Altre ombre si muovono.

I peggiori non sono questi. Questi sono dei poveracci.
I peggiori sono quelli che non c’entrano e prendono una posizione. il pubblico “solidale”. Con le sue ombre e alibi da reggere. I prodi “solidali”. Sono quelli che con scarsa memoria per quello che tu hai dato loro direttamente. Personalmente. A tua volta. Si muovono come bandiere.
Questi ti apprezzano, ti disprezzano, ti avvicinano o ti allontanano senza avere un’opinione loro. Solo per adeguarsi ad un qualcun altro di più carismatico.
E poi ti temono.E iniziano a ricalcare in sé stessi l’idea che l’altro ha dato loro. Si riempiono gli occhi di sfumature prese a prestito. Privi di un loro pennello per colorare la loro relazione diretta con te.
Anche questi non possono più guardarti in faccia… chissà come mai. Forse non hanno più nulla da prendere. O forse anch’essi non piace quello che vedono allo specchio.

Sembra un castello di carte retto da una sola mano debole.
E non finisce.

Ci sono i terz’altri altri. Quelli che ti amano. Ti stimano. Ti trovano adorabile… ma non hanno coraggio di dirlo più.Lo tengono per sé perché esprimendo un’opinione a voce alta sarebbero esclusi dal mazzo. Ma anche loro vogliono stare nel castello.

Troppo scomodo.

Si reggono in un equilibrio stentato non potendosi privare né di te né degli altri. Sono quelli che vogliono tutto e mentono. A sé stessi in primis. Perché anche se sembrano così affezionati agli uni e agli altri, la verità è che sono affezionati solo all’idea di sé stessi rispetto a tutta questa gente che li circonda.

Non hanno un centro loro e pertanto non possono avere un’idea loro da esporre a voce alta.

Se li guardi tutti e consegni a ciascuno di loro il suo messaggio. Ciò che vedi tu dalla tua prospettiva… beh… sarai tu stessa a contribuire al castello.

Ma i castelli di carte, si sa, prima o poi crollano.

Non ho mai visto nulla di stabile costruito su un castello di carte. Così come in specchi che non riflettono.

Uno specchio che riflette non è detto che sia difettoso o deformante. Magari lo hai incontrato proprio per vedere quello che ti ha fatto vedere.

Il più delle volte ombre.

Oggi penso che siano veramente RARI i rapporti di genuina vicinanza.

Sono più le volte che si parla di sentimenti a voce alta come ad amplificare uno stereo un po’ rotto, piuttosto che a lasciare che tutto quello che siamo esca fuori.

Se lo fai. Sei esposto. Se lo eviti… inciampi nelle bugie che ti racconti.

Perciò rimane solo una sola regola fondamentale per quanto mi riguarda: tutto quello che ti riesce così bene additare in un altro lo puoi riportare a te stesso? Questo avviene in silenzio. Nella tua stanza privata.

Beh… lì sai funziona solo ciò che sei disposto a vedere veramente di te. Solo te.

Un po’ come quando muori. Fino a prova contraria… nessuno ti fa compagnia quando vieni messo nella tua urna.

E’ così che accade. Il primo respiro e l’ultimo li fai facendo i conti solo con te stesso. E certo… le ombre che ti porti dietro o quelle che hai scaltramente tentato di incollare alla faccia di un’altro… ti correranno dietro all’impazzata.

Se sei tra quelli che lo sanno e lo accettano, bene, altrimenti… è come uno specchio rotto. Non ti porta da nessuna bellezza intera.

 

la completezza si percepisce quando si accetta il vuoto e ci si sforma

Driiin suona il cellulare… una cliente. Una donna-bambina arrivata da me per ‘trovare la sua strada nel lavoro ed esprimere veramente sé stessa’… è passato poco tempo…

 

Avevamo iniziato così… ma nel mio s-coaching l’obiettivo non è quasi mai quello che il cliente dice di volere… il più delle volte quello è solo un segnale. il loro essere esprime il luogo profondo in cui nasce la difficoltà… lì dove hanno bisogno di andare oltre la forma… dove si sformano… non so se ho imparato a riconoscerla in un’aula o nelle stesse difficoltà che la vita mi ha offerto… non so… è qualcosa che noto… da sempre… un segnale parla più delle parole e rivela la sofferenza… il distacco… là dove c’è la disaggregazione… dove usualmente l’anima pulsa per uscire… là dove puoi liberare il tutto a prescindere da cosa quell’essere se ne farà nel concreto perché quasi sempre d’amore si tratta.

 

Amore. Quello che vogliamo tutti. Quale che sia l’oggetto. Quale che sia il soggetto. Siamo sempre noi. Un riflesso. Amanti allo specchio…

 

E più mi sformo io stessa più ampiamente vedo…

Alcuni non vogliono essere guardati lì dentro e scappano… altri si sentono finalmente a casa perché capiscono che non li guardi… li vedi… e semplicemente accetti quello che dicono mentendo a sé stessi senza giudicare… e senti che potrai accompagnarli per un pezzettino… e sai – che la strada – sempre è la loro. Come loro è la casa. Ciascuno è sé…

Siamo tutti così. La vita intera si dissolve nella ricerca all’esterno o all’interno di qualcosa che ci porta sempre in quella casa: la completezza…

Lei ha avuto  per un momento la sua occasione dentro: quella sensazione che ti dice che ti trovi davanti alla persona con cui affrontare il tuo viaggio dell’eroe.

E poi – come in tutte le storie – se c’è un eroe, c’è una sfida. Già perché il viaggio dell’eroe non è una passeggiata e c’è di strano che la sfida non è mai quella che il tuo linguaggio può capire facilmente. La sfida parla il linguaggio dell’eroe che non sei ancora. Ti chiama… per confonderti. O per vedere se quello che vuoi lo vuoi veramente.

Altrimenti non importa… arriverà un’altra chiamata. E’ solo questione di tempo e la vita ti offre quello di cui hai bisogno per affrontare il tuo cammino e perché ciò che sei destinato ad essere… sia…

 

Driin… “volevo dirti che…” “tengo a spiegarti che…”… parole che sprigionano logica. Parole che esprimono: la sfida  è andata come doveva andare…  io lo sapevo già da una settimana… lei non ancora…

voglio aiutarti un’ultima volta e ti invito a tacermi le tue motivazioni. Sono intime. Sono private. Sono tue. La loro espressione rivela un bisogno che sta molto più in superficie della tua battaglia. Quella vera.

 

Perché spiegarsi? Vuoi dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato? O vuoi che te lo dica io? Tutto lo è. E nulla lo è.

 

Fai le tue scelte creatura meravigliosa e fai in modo di non doverti giustificare con nessuno.

Ecco cosa significa veramente vivere connessi con tutto il proprio essere…

Il vuoto che hai dentro sempre meno lo cerchi di colmare con l’approvazione, con lo spiegarti… la tua forma si espande… la sformazione è in atto. E tu diventi l’immensità che sei. Nel tuo corpo e oltre.

Entrare dentro di sé a prendere le proprie decisioni. Sentire nel profondo la cosa migliore per noi in quel momento – anche la più bizzarra – e sentirsi a posto… qualsiasi strada prendi ti porterà dove vuoi andare…

E se il tuo inconscio è stato più forte di te nel decidere per una strada che ti scosta da quella che sentivi finalmente adatta… fai quella. Sono le tue sfide. È la tua vita. Fatta di capitoli che riempiono il tuo racconto...

Una puntata dopo l’altra in cui il protagonista può scegliere di andare o tornare sui suoi passi. Completare qualcosa che ha lasciato in sospeso. O accettare l’incompiuto. Tutto è equilibrio se smetti di parlarti ed inizi ad ascoltarti… il tuo essere “sa”…non c’è molto da sapere…

Non è un coach o un vile incontro o altro che faranno la differenza per te nella vita. La differenza la fai sempre e solo tu. E ciò che puoi riconoscere di te da quegli incontri e come li vivrai…

Tu quando cammini a testa alta qualsiasi scelta fai. Tu quando ti senti il cuore gonfio di gioia invece che di tristezza. Tu quando puoi amare e lasciarti amare allo stesso modo. Tu quando smetti di aver bisogno di aiutare chiunque per sentirti che vali qualcosa. Tu che sei orgogliosa della tua gioia come del tuo pianto.

La dignità nasce e muore dentro di te. Che sei una donna bambina. Come tante. Come tutte. Che hai la grinta e la fragilità di chi ha vissuto gli estremi. Di chi è forte fuori mentre vorrebbe solamente sciogliersi tra le braccia di una mamma di tanto in tanto.

Tu che reclami con gli occhi abbracci che non hai ricevuto. Consensi negati e attese altrui. Tu che a tua volta ne avrai negati o dispersi nel vento della paura.

Sono piccoli piccolissimi dettagli che scivolano fuori assieme alle parole. Le tue parole rivelano a che punto sei del tuo cammino.

Come ti comporti con me, se salti un’appuntamento o ne cancelli un altro possono essere importanti verso di me. Ma non allo stesso modo per te. Chissà forse devi sperimentare l’imperfezione. Forse devi sapere controllare diversamente. Forse devi giocare con la vita invece che giocartela.

Cammina dritta donna-bambina. E se sei stanca siediti. Forse te lo sei meritato un ristoro.

E poi rialzati e cammina ancora. Se vuoi urlare urla. Se vuoi piangere piangi. Se vuoi ridere ridi. Ascoltati. Ascoltati coraggiosamente.

Non c’è logica nel vivere dentro la logica. Essere è uno spazio immensamente ampio in cui rendiamo conto solo a noi stessi perché noi e solo noi possiamo occuparlo…anche quando sembra tanto grande da volerlo dividere con altri. Anche quando è vuoto, perché è il tuo corpo è donna.

Immergiti dentro te stessa. E lasciati sgorgare fuori. Come acqua puoi fluire nel mondo. Scrosciare incontrando un sasso. O fermarti un po’ in un ansa.

Ricordati che la tua vita non è solo tua. E’ di tutti perchè tu sei in tutto e tutto è in te.

Tu sei il  fiore che annusi e che diventi mentre lasci che il suo profumo ti trasformi.

Tu sei la terra dove si appoggia il tuo piede mentre ci affonda e ne sente la vita.

Tu sei tutto quello che puoi vedere.

Tu sei ogni cosa che tocchi.

Tu sei ogni incontro. Ogni amore. Ogni attimo.

Oltre la paura puoi renderti conto che solo il passato ed il futuro possono impedirti di vivere nell’essere che sei. E goderne ogni attimo. Qualsiasi cosa tu faccia. Qualsiasi cosa accada.

Se accade il bene vivilo. Non chiederti quanto possa durare. Vivilo e basta e sarà per sempre te.

Se accade il male vivilo. Osserva fino a dove puoi accettarlo. E smetti quando ti accorgi che lo puoi superare. Se ti sposti senza ascoltarlo… lo porterai con te. La paura va attraversata.

Puoi camminare sul fuoco o attraversare una strada per andare incontro ad una persona che ti piace.

E sempre, sempre, sempre puoi osservare se stai andando verso qualcosa o se ti allontani da altro…

Qualsiasi decisione…agiscila. Piena. Respirala.

E accorgiti che in quello spazio in cui vai dentro la tua vita attimo dietro attimo…nulla conta più di esserci. E là non vi è alcun pensiero che ti distanzia dalla presenza.

Là sei.

Come io sono.

E nel tempo che ci siamo incontrate tutto è accaduto.

Buon viaggio a te.

Buon viaggio a chiunque sia scivolato dentro questo post. A chiunque ne sia stato catturato.

Ama quello che sei.

Michela

Feedback che sciolgono il cuore :)

E’ stata una magnifica sorpresa scoprirmi così vera! Non me l’aspettavo così presto: e qui ho pensato a quanto sbagliato e inutile è crearsi le aspettative: vivere momento per momento, guardare alla giornata con gli occhi stupiti, il sorriso e la mente aperta e pulita dei bambini, restare nel presente, il futuro è magicamente sconosciuto e il passato mi serve per capire .

Questo l’impatto immediato post coach, dite poco?

Ringrazio Michela, sei stata grande, capace,caparbia, sostenitrice, accogliente, simpatica. La cosa che più mi resta dentro, oltre al risultato di essere così consapevole ora di poter procedere con le mie semplici ma vere capacità, con l’accoglienza e l’ascolto di come sono nata e di quali sono i miei desideri più o meno realizzabili, con la certezza di poter sperimentare quando voglio ciò che sento di fare, sì..la cosa che più mi resta dentro, bella appiccicata, è che finalmente posso, senza inadeguatezza, chiedermi sempre e rispondermi <cosa vuoi veramente Emanuela?>.

E’ come un ruscello di acqua fresca che scorre pulito e gioioso dentro di me, e vi garantisco che è meraviglioso. Potrei dilungarmi….accenno solo alla stupenda e costruttiva sensazione di sentirsi sicura, che mi lascia il vedere tutto chiaro, oppure alla calma mentale che riesco ora a gestire…Grazie Michela, di avermi accompagnato (Emanuela – 50 anni. Maestra di Taijiquan. Impiegata. Mamma)