immobile sul mobile. a posto fuori posto. la lezione del gatto

Vivere con un gatto significa “accorgersi”… nel quotidiano muoversi per l’ambiente consueto della casa.

Dove noi umani insistiamo a cercare il miraggio del “ogni cosa al suo posto”. I miei gatti mi fanno di tanto in tanto il regalo di risvegliarmi al “c’è un altro posto”. È l’inaspettato che ti si pone lì.

Reputo che la mia attitudine a fare metafore e a pensare diverso sia così in quanto è stata spontaneamente e costantemente tenuta in esercizio dalla vita con Gatto, Micia e Gildo. E prima era Marcello. (Lui che faceva colazione con me e mi ha insegnato anche la priorità in una volta… quando mi ha dato una spruzzatina dritto in petto della sua pipì, perché intenta a parlare al telefono seduta sul divano… non gli aprivo la finestra per uscire).

Stamattina mi muovevo lenta per casa. Con la testa piena di cose da fare che non vogliono uscire fuori ed andare alle mani. Sul fare appunto. Che stanno bene tutte scombinate nella mente e per praticarle devi sgranarle fuori come un filo di perle una a una. Operazione difficilissima in questi giorni di caldo e forse sempre.

Mentre mi appresto ad alzare la tapparella in salotto, dove sto (tentando di) per finire di scrivere il libro… spunta lui.

Eccolo lì. Placido come se fosse sulla spiaggia più bella del mondo. Infilato steso tra la lampada e il muro. Gildo.

Cioè non è che spunta. Non sai mai di certo da quanto sta lì, un gatto. E’ che finalmente ti consenti – appunto – di accorgertene. Lo noti. Prima era mimetizzato dall’offuscamento mentale dell’ordinario.

E’ un attimo. Del quale personalmente sono infinitamente grata.

Capita spesso. E la cosa stupenda è che non ti ci abitui mai. E’ sempre stupore.

Sembra un rituale. Ogni volta che accade – qualsiasi cosa stia facendo – sento il tempo che rallenta. Immediato. Per farmi apprezzare quel che osservo. Prendere l’i-phone per uno scatto. O scrivere qualcosa. Come ora. O altro.

E’ un cambio di prospettiva che pacifica. Sta al piano attico della visione del mondo.

Faccio in tempo a fare le foto. Scrivere questo post. Avere uno scambio di messaggi emozionante. Piangere. Far andare roomba. Lui è ancora lì. Non si sa quando “il posto” smetterà di essere un posto. Potrebbe durare qualche giorno. Oppure stancarsi subito appena lo desti con un rumore. Al momento sembra piacergli. E resta.

Mi lascia perfino il tempo di guardare fuori dalla finestra. Il fiume. Il verde. Altra bellezza.

Scrivo senza dover pensare più di tanto e questo è bello. Quando si riesce a trasformare in atto di comunicazione per gli altri un vissuto che dura così poco e poi è eterno… credo significhi che si è nel pieno del proprio essere essenziale. Gli alberi qui fuori si muovono da fermi. Un’altra conferma.

Come si fa a chiamarlo tempo perso? Io non credo ne sarò mai capace e una parte di me auspica sempre che questo diventi sempre più tempo produttivo nel mondo “reale”.

Perché cosa sarebbe mai il mondo senza lo stupore… ce lo abbiamo sotto gli occhi.

Cosa sarebbe senza la capacità di intravvedere mondi su mondi?

Nessuno lo vorrebbe. Anche se lo abbiamo fatto.

Lo abbiamo fatto perché ci siamo “dimenticati”. Abbiamo lasciato vincere la paura, la concretezza vuota e la schematizzazione delle priorità. Siamo diventati adulti grigiotti e rigorosi. E non sappiamo più perché. Abbiamo voluto dimostrare di avere la testa sulle spalle e ci siamo dimenticati che le spalle sono supportate dal cuore. Che il cuore ha sotto di sé la pancia. E così via. Fino ai piedi. Piedi che indossano belle scarpe acquistate e vanno dal riflessologo plantare… invece che camminare scalzi sull’erba, la terra e i sassi. Cose così dai… sappiamo tutti…

Immagino degli scambi. Io ti insegno a stare fermo a non fare niente altro che osservare. Tu mi insegni a muovermi con costanza. Io ti insegno un passo a destra e tu a sinistra. Alla fine staremo ballando un ballo che non ha nome. Nuovo. Accade per assonanza. E’ come quando il mare mosso da degli scossoni che senti a destra e a manca fino a quando non ti arrendi al movimento e ti ci immergi… muovendoti nell’insieme… ti senti fermo.


Come la terra… ora che ci penso. Ma questo magari è un altro post.

Intanto godiamoci Gildo. Il maestro è lì. Stavolta. E chissà quanti altri ce ne sono in giro nascosti tra le righe delle cose che ci lasciamo sfuggire dagli occhi…

Chissà come sarebbe il gioco “tana liberi tutti” dove si va a caccia di maestri… invece che di pokemon.

 

Grazie Gildo.

Stamattina hai vinto tutto.

coach your life – cat your life

settembre e il presente indesiderabile

…fuori c’è ancora un bel sole che riscalda, fa quasi contrasto col freddo che inizia a sentirsi addosso in questi giorni…

non so se è settembre. non so se è questo mese che mi è sempre sembrato l’inizio della fine. la fine di un anno. la fine del periodo più gioioso. la fine dei progetti disegnati l’anno prima… il suo numero: 9. la fine. la chiusura.

so che in questi giorni continuo a pensare a come funzionano le cose tra le persone. ancora. il più delle volte. che siano contatti di lavoro o relazioni private. trovo che quando qualcosa inizia e fluisce arriva spesso il momento in cui… si perde di vista la gratitudine. e la danza dei desideri ha inizio. all’espressione si sovrappone l’impressione.

il desiderio è per qualcosa che non c’è. è viaggiare nell’ASSENZA. è stare nel FUTURO.

la GRATITUDINE è per qualcosa che c’è. accade nel PRESENTE. è la forma più essenziale di RICONOSCIMENTO del PRESENTE.

ci puoi entrare dentro per un po’. immergerti. e non occuparti più della dura legge del dare e avere. sei. puoi donarti. essere completamente dentro le tue azioni. quali che esse siano.

lo fai e ti senti bene. tutto ha un suo equilibrio e nulla stride. puoi apprezzare l’altro senza timore che questo implichi soffocare tè e puoi sentirti apprezzata senza che nulla, proprio nulla debba, essere fatto. e viceversa. tu vedi. l’altro vede. e si sta bene in presenza.

poi improvvisamente arriva lo strattone spigoloso dei desideri. il bisogno del desiderio. di cui divieni l’oggetto o il soggetto. e si rompe l’incanto. Un desiderio che nasconde la paura. la paura del presente che ti si offre DA VIVERE!

è guardarsi dentro invece che vedere fuori. e si pensa. o si è pensati. come se entrambe le cose non potessero più stare assieme. come se il dare congedasse dal ricevere. come un dazio da pagare… e invece che continuare a mostrarti inizi a sentire di dover dimostrare. e viceversa…

non puoi più assecondare il vedere, perchè il bisogno di desiderio richiede mancanza. e la mancanza viene dalla distanza.

fuggire. per essere rincorsi.

girare le spalle. per rarefarti. renderti rara. 

mi chiedo quante persone conosco che sono in grado veramente di avere una perla senza darla mai per scontata. senza possederla. senza dimenticarla solo perchè è “loro”

quante persone conosco, uomini e donne, che possono svegliarsi al mattino e riescono a considerarsi fortunati e GRATI di quello che c’è.

chi si chiede “cosa posso fare per rendere omaggio alla giornata della persona che più conta per me, per farle sapere che è importante?”

quanti vanno a letto e sono riconocenti delle persone che hanno attorno – INCLUSO SE’ STESSE – , senza che vi sia un motivo. non perchè ti danno qualcosa. non perché sono belle, simpatiche, interessanti… solo perchè SONO. SONO QUI. ti sono capitate accanto e questo arricchisce la tua vita. TI FA VIBRARE MAGGIORMENTE. e hai semplicemente voglia di dire

“GRAZIE CHE SEI QUI. CHE SEI QUELLO CHE SEI”

non so se mi piace, ma fin da ragazza pensavo che il tempo futuro non è scontato. io NON SO cosa può accadere domani. per questo sono piena di voglia di vivere. per voglia di vivere non intendo “prendere tutto quello che c’è da prendere”. intendo POTERMI DARE COPLETAMENTE con tutto quello che sono, che sono stata. con tutta la forza.gioia.energia.tristezza.incoerenza.ampiezza. che sono dentro di me. in base a quello che sento. senza puntarmi su qualcosa che non ritengo essenziale. FACENDO SAPERE A CHI STA NELLA MIA ESISTENZA QUANTO DI BELLO VEDO.

non riesco a capacitarmi che si possa avere voglia di distanziarsi da qualcosa che ci fa beneper renderci conto che ci fa bene. credo siano semplicemente FUGHE!

 

domani potrei essere morta. tu potresti esserlo. domani può essere anche tra un minuto. ci hai mai fatto caso?

mi chiedo “perchè esimermi?”. e non trovo risposta. ho scavato. dentro. non c’è.

trovo assurdo allontanarmi da chi amo per essere amata. limitarmi con chi apprezzo per essere apprezzata. sono quello che sono. e così tu. lasciare spazio è diverso che allontanarsiamare è un momento. un gesto che può appartenere ad un amica in cui intravedi un abbraccio, un momento in cui “sei lì” totalmente per la persona che ha acquistato il tuo servizio, o per te mentre ti metti una crema. o qualcosa di più grande. per una persona con cui senti la voglia di condividere qualcosa di più… non c’è fretta. c’è un tempo pieno. completo. non c’è nulla da correggere quando entrambi si manifestano. e basta. non c’è nulla di scontato. e non c’è bisogno di ritirarsi. domani esiste nella tua mente e non “sai già che avrai quello che hai avuto oggi” perchè non c’è sapere che tenga rispetto al vivere.

trovo assurdo smettere di meravigliarsi di una persona. smettere di osservarla e coglierne le sfumature.

trovo assurdo intrappolarsi nel movimento che costringe ad una scelta. do o prendo.

trovo assurdo negarmi quando ho dentro una spinta a darmi. solo perchè l’altro si è  inceppato a prendere.

SOTTRARSI. fa male. non si vince niente quando lo si fa.

se sto male mi devo spostare. è diverso

se non sto bene in un posto. mi sposto.

se non sto bene con qualcuno. mi sposto.

se sto bene.. resto.

tu, se stai bene, resti? ti siedi o ti dai? vedi o guardi?

ogni incontro non è che incamminarsi vicino e vicino. a renderti conto che ancora tanta distanza separa due anime. che c’è un io e c’è un te. un’immensità. non c’è fretta di trovarmi un posto fino a che mi vivi pienamente. sono gli armadi quelli che sistemi una volta per tutte. (e forse neanche quelli) non le persone. le persone possono avere uno spazio. puoi decidere di lasciare uno spazio. e continuare ad osservare quello dell’altro. entrarci. bussare. uscire garbatamente accostando la porta. lasciare un biglietto…

una persona non è una valigia in cui metti delle cose tue per fare un trasbordo e che riponi in cantina quando hai finito, salvo riprenderla per un’altro viaggetto.

se la vuoi vicina veramente devi vederla nel suo insieme. devi poterti chiedere cosa è importante per lei. cosa vive. e per trovare le risposte devi avere voglia di avvicinarti. garbatamente. alla SUA vita. senza invadere e senza strattonare. e di fare spazio… nella TUA. SONO SPAZI CHE SI FONDONO. AMPLIANDOSI.

le vite non sono autostrade singole. sono intrecci con altre vite. è così che diventiamo quello che siamo. ogni momento.

che tu rincorra o abbia la fortuna di camminare nel presente… sono sempre i PASSI CHE FAI VERSO a farti vedere la persona negli occhi. dentro. dove lei /lui è. e in qualche modo si guarda assieme da qualche parte… AVANTI.

QUELLI IN CUI VAI VIA ti fanno vedere solamente le sue spalle. tè stesso. e le tue proiezioni…

anche se energie maschili e femminili sono confuse ogni giorno, non può ridursi tutto ad avere bisogno che l’altro MANCHI per rendersi conto che VALE. CHE LO VUOI NELLA TUA VITA. c’è un luogo nel presente in cui ciascuno di noi HA UN MASCHILE E UN FEMMINILE e può rendersi conto di cosa vuole veramente… e  renderlo PRESENTE nella sua vita. e  FARE LA PROPRIA PARTE: ESSERE. ESSERCI. COMPLETAMENTE.

MANCARE è UN MIRAGGIO.

Da questa prospettiva… non so se voglio essere nei sogni di qualcuno… Mi piace l’idea di essere parte dell’esistenza di qualcuno. Così come viene. Per come mi viene. Liberamente.

se credi che porto qualcosa di bello nella tua vita ed hai l’esigenza di tenermi lontana… tutto quello che hai sperimentato di me SVANISCE. io non sono i tuoi pensieri. può restare vicino il mio corpo. forse anche le mie parole o le mie paure. ma non sarò mai completamente lì. puoi tenermi dentro un messaggio o in un pallino verde acceso su fb… non non sono io.

se vuoi prendere solo pezzi di me e non hai ancora incontrato tutto l’intero… non potrai avere tutto in ogni momento. tutto è dove non hai bisogno di esaminare. dove non hai bisogno di immaginare. tutto è solo ed unicamente QUI.

prima DECIDI e poi VIVI.

e non INTANTO VIVI e poi DECIDI.

fa una grande differenza…

io non sono l’idea che ti vuoi fare di me mentre non ci sono. nessuno lo è. sono l’odore che ti lascio attorno. sono il calore di quell’abbraccio. e forse domani ce ne sarà un’altro – diverso. sono il suono di una risata. o una bizza inattesa. sono il silenzio che ti posso offrire. sono le mie onde. e il battito del cuore. sono il suono speciale di una carezza. la vibrazione che solo tu puoi sentire in mia presenza…

…perchè SONO presenza. PRE-SENZA. “sono tutto” quello che hai di me PRIMA di RIMANERE SENZA.

è questo che sono le persone! è questo che sono gli animali. e tutto ciò che ha vita… che scorre trasversale attraverso il tempo…

nulla è garantito quando vivi. se non il vivere stesso. senza filtri. e per vivere devi smettere di desiderare e divenire DESIDERANTE. aperto senza timore al tuo diritto di volere. aperto al mistero. coraggioso verso ciò che… VUOI.

 

VOGLIO!

che magica parola. sepolta e impolverata da tanti preconcetti. regole di finta educazione…

 

IO VOGLIO TE! 

che suono meraviglioso hanno queste parole. solo al pronunciarle dentro. chiare. stentoree. per sé stessi. o per qualcun altro!

trasmettono un allure da impavidi cavalieri!

se sei un uomo: fai il primo passo. agisci. 

se sei una donna: accogli. apri il tuo spazio e ricevi.

nessuno deve soffrire. se tutti OSANO VOLERE!

 

E’ settembre. Il principio della fine… necessaria per ogni nuovo inizio.

E’ settembre. Un mese incredibilmente adatto per chiederti “COSA VOGLIO?” e fidarti delle risposte che custodisci nella pancia.

E’ settembre e il solstizio è già passato. La luna calante ti avverte di liberare spazio. Se c’è qualcosa che non vuoi… liberatene.

Ma se c’è QUALCOSA che VUOI , QUALCUNO che VUOI… LASCIA CHE LA GIOIA DI AVERLA RISUONI DENTRO DI TE e tutto prenderà forma.

 

 

 

 

 

vivere il presente, indirizzarsi al futuro e lasciare che accada

ieri ero a Venezia,

un pomeriggio di Tango in un Hotel al Lido.

la mattina era un’ipotesi… ero già stata a ballare sabato sera a Udine. Tanti chilometri. Prendere ancora la macchina. Fare le cose in fretta a casa…la pioggia. E’ già mezzogiorno e devo ancora finire di cucinare… meglio che stia a casa…

tutto sommato  ero per il ‘no’ quando mi ha chiamato il mio amico. Poi la sua ‘giusta’ insistenza. Un po’ il fatto che aveva già guardato tutti i programmi dei treni… mi dispiaceva anche dirgli di no…e poi quel momento in cui dici ‘ma sì dai’… deciso!

e via di corsa a prendere il treno a Conegliano. Appuntamento in stazione a Venezia.

Lui è il classico “tutto un programma”. zac. zac. zac. ritmi incalzanti. sapevo che saremmo arrivati a “destinazione”: ballare!

Con uno che è sempre già con la testa nel posto successivo, non ci sono dubbi. Prendi il traghetto. Arriva al Lido. Trova l’Hotel. Metti le scarpe. Bingo! Balla! Obiettivi…

Invece ci siamo incamminati.

“Possiamo andare fino a S. Marco e da lì prendere il traghetto. Girare un po’…”

Quante belle maschere passeggiando per Venezia distanti dal nostro scopo… Erano quindici anni che non andavo a Venezia per il carnevale (“tanto è lì a un tiro di schioppo”)

Ore 17.30… Si balla fino alle 20.00. Facciamo ancora in tempo? Sì dai. Non ci corre dietro nessuno.

Si stava benissimo. Ovunque

E’ sempre bello essere dove vuoi essere e lasciare che qualsiasi altra cosa sfumi di importanza. Passeggiando ad un certo punto lui mi parla della sera prima. C’era un evento a cui nessuno dei due ha partecipato… Ci siamo persi qualcosa? Mi è venuto naturale dirgli “Ieri è andato. Non è più importante… pensiamo a oggi…”

Quante volte nei corsi ho sottolineato o mi è stata sottolineata la teoria…

“Quando fissi un obiettivo l’importante è godersi la strada…”

Viverlo è diverso!

Siamo talmente condizionati dal fatto di dover fare qualcosa, di deciderlo, programmarlo e trovarne soddisfazione… che il momento sfugge.

Quanto ho riso ieri di questo.

Tutta una giornata che si sviluppa dentro e fuori dai programmi. Tra il fare la cosa ‘sbagliata’ e quella ‘giusta’ e rendersi conto che qualsiasi decisione presa al momento era entrambe le cose…

Mentre rientravo a casa in macchina mi sono semplicemente detta che se fossi rimasta a casa mi sarei persa qualcosa. E poi mi è spuntato un sorriso… in effetti non lo so…

So che uscire fuori. Vedere il mondo. Vivere. E’ bellissimo! E basta poco…

So che se avessi passeggiato per le calli ‘diretta’ alla mia milonga a ballare…qualcosa mi sarebbe sfuggito…

So che se fossi arrivata lì alle 18 sentendomi in ritardo… qualcos’altro mi sarebbe sfuggito…

Invece stavamo semplicemente bene!

Presente e futuro. Un alternanza che varia il suo ritmo. Cerchi dentro cerchi.

Puoi scegliere di guardare ad un futuro molto avanti o più piccolo. Puoi scegliere di disattendere i tuoi piani nel presente per un presente più ‘evidente’.

Generalmente sarà il mix che ti da vitalità e benessere.

Qualsiasi cosa – mentre rispetti unicamente la fiducia che hai in te e nell’altro con cui hai a che fare – diviene la vita che stai vivendo. Pienamente.

Pienamente significa esserci. Cosa ci metti dentro? Chissà.

Che ne dici dell’idea di pensare che siamo capaci di metterci un mix tra il noto e l’ignoto? Tra presenza e futuro.

Tra pianificare e lasciar accadere. Oscillazioni…danno onde. Piccoli punti danno una linea.

E il tutto è semplicemente bello perché ti ci senti bene dentro.

Io sogno. Sogno che chiunque possa vivere una vita piena a modo suo in pace con l’altro… Sogno che ogni giorno tutti si sfidino ad avere ragione e torto. Che si migliorino con o senza volersi migliorare. Che prendano spazio…e lo lascino.

Lo spazio. Come modo di dare valore alla vita che stai vivendo. Il posto…

Prima di andare a dormire ho pensato per un attimo a certe facce tristi che ho intravisto tra la gente. Persone mascherate a metà… non erano da nessuna parte…

E poi un pensiero ai bambini. In generale… alla speranza che sempre più adulti si rendano conto di come hanno la possibilità di far vivere tante esperienze ai bambini… fargli vedere il mondo… dentro e fuori dai programmi. Lasciare che si riempiano gli occhi, le mani e i sensi di molto.  E lo tirino fuori. Molto. Affinchè siano. Ricchi.

E ho pensato a quanto ero grata al mio amico. Che era stato un attimo nel futuro per guardare i programmi, mentre io stavo nel presente di casa mia… Per poi stare nel presente per tutta la giornata.

Non importa se hai mangiato un panzarotto con le acciughe ‘che fa male’. Non importa se hai preso un po’ di acqua in testa. Non importa… se sei stato bene…

Camminare fermandosi dentro. Fermandosi camminando dentro. Camminare camminando. Fermandosi stando fermi. Tutte queste esperienze stanno nel diritto di ogni persona da quando nasce a quando muore. Il semplice lasso… di una vita!

Buona settimana.

Ps: poi qualche tango l’ho ballato. Ed è stato bellissimo.

la vita in un secchio di schiumose onde

Cosa fai quando non riesci più a pensare, non riesci più a scrivere, non vedi oltre la prossima settimana… nulla è più come prima. Presente. Così diverso…

Un pensiero così volatile. Sfugge. E intanto c’è qualcuno qua e là che ti dice che ti vede bene, che stai lavorando anche meglio del solito.

Sensazioni. Sensazioni nuove. Altro codice. Il corpo spinge da tutte le parti per uscire fuori. Respirare. Stare all’aria. Stare con la gente.

Sembra di voler far tutto tranne pensare. E anche adesso. Sono le mani che danzano trepidanti sulla tastiera.

Ma non come sempre. Nulla è più consueto…

A volte mi sembra di avere un grosso tubo aperto che mi percorre tutto il corpo…fino agli occhi. La fronte. Non oltre. Un canale dove scivolano tutte le sensazioni. Dove scorre il miele. Dove c’è quello che voglio. E finisce tutto al ciglio della testa. Quella che non mi serve più. Non mi fa più da servitore. Non mi fa più da solitario appoggio. Non mi frulla.

Niente

Lo spazio è vuoto. Aperto. Ecco cosa sento in questi momenti.

E aspetto. Aspetto segnali nuovi con cui sembra si debba piacevolemente riempire.

Se non fossi io a dirmelo lo considererei assurdo.

Non ho mai avuto tante intuizioni così spinte. Sottili. Sottili…scivolano via tra le parole e così queste non servono più. Non sono ancore. Non sono nulla se non avulsi confini ormai pallidi.

Ho bisogno di un nuovo vocabolario che passi dalle dita. Dal naso. Dalla bocca. Più diretto. Più immediato. Basta mente. Basta mentire.

Colori.

Profumi

Se lascio andare queste sensazioni ho quasi timore che mi portino via da qualche parte. Sono bei luoghi…ma non li conosco. A volte è come se sentissi di non aver mai vissuto prima…

Mangerei il mondo a morsi. Ci voglio affogare la faccia. Annusarlo. Assaggiare tutto. Fino a riempirmene.

Se scrivo carezza mi tremano le mani. Mi sento salire una lacrima agli occhi. È emozione. Nuova. Anche quella.

Vita! vieni a pizzicarmi. Legami i pensieri. Gli ultimi sprazzi. Lascia che la mia tela si addensi di tutto il colore che ho davanti agli occhi.

Vedo siepe. È siepe.

Ho finito i sogni? Sto nascendo?

Quanto sarebbe bello se potessi frizzare assieme al vento. Affondare i piedi nella terra.

Impastarla con le mani. Amalgamarmi ad essa.

Essere quel vaso che ho di fronte. Solo un attimo. E diventarlo. E poi ancora.

Essere tutto. Intingervi ogni mia cellula.

Rotolare come un sasso. Scorrere come l’acqua.

E’ tantissima vita questa che pulsa nella mia carne. Nelle vene. Che mi riscalda il corpo e fa scomparire in un lontano orizzonte quasi ogni parola di ciò che era me.

Concerto di onde…

certezze

il giorno viene sempre dopo la notte.

ogni giorno arriva il giorno. lo sai? puoi sentirti sicuro di questa certezza che è adesso. presente. inevitabile come respirare. involontario o volontario. ogni giorno è alla tua porta e puoi aprire e respirare  o stare ad osservare che entrerà comunque. bello vero?