Costi troppo, sennò ti manderei più gente…
Così mi è stato detto tempo fa da una persona a me cara, sicuramento dotata di un genuino buon intento ad aiutare gli altri. Una potenziale curandera sulla sua strada della vita
Ci ho pensato spesso a questa frase…
A come mi è risuonata da subito dissonante…
Sento molto la responsabilità e la fatica a stare negli equilibri economici che mi portano a “dover” vendere il mio servizio tenendo conto di un 70% che se ne va nelle casse dello stato… e per questo in alcuni casi determino che il mio tempo vada in volontariato generoso…

Ma non è di questo che voglio parlare… non sono io il soggetto di quel pensiero dissonante.
Ma quelle persone in cerca di aiuto…
Sposto la mia attenzione sui limiti che portano in sé alcuni consigli generosi…
sei malato? hai un disagio? vuoi liberarti di drammi che ti attanagliano da tutta la vita?
hai mal di pancia? l’ansia? hai un tumore?…
“vai da quell’operatore olistico perché costa poco”
ecco dove si nasconde il vero dramma. Ecco una trappola in cui si cade in molti.
Tantissimi oggi… lì… intrappolati nel denaro…
Soldi e vita. Come se dovessero andare staccati. Uno la scusa dell’altra…
Ecco che in poche parole. In un semplice consiglio… accade di Entrare nella vita di una persona che già vive nel limite… ed affondarci anche i nostri. Totalmente senza rendersene conto.
Così creiamo il nostro mondo…dentro il mondo di un altro. In quel momento più debole.
“vai lì perché e gratis e sarà facile”…
E quando entrano nel campo della salute… per chi sa cosa simboleggi la malattia per la psiche… siamo già dentro un blocco nascosto. Che va esplicitato. Non ci sono maghi. Ci sono prese di coscienza. Non ti cura l’altro. TI PRENDI CURA TU!
mi chiedo perché una persona dotata di buon cuore non possa rendersi conto di come sta proiettando sé stessa e – forse – affossando l’altro…
persone che con un genuino buon intento seminano il peso dei loro limiti addosso a chi è già malato…
mi ricordano molto le mamme “fai così perché io non ho potuto” “fai così perché io ho potuto”.
Mi ricordano le lotte psicogenealogiche… ma se hai letto anche solo un semplice blog di uno dei migliaia di approcci olistici… sai che lì è la trappola. Sai che quello è il pezzetto da stanare.
Non parlo di scegliere questa disciplina piuttosto che un’altra. Questo si sa. E’ per forza di cose opinionismo. E’ la personale opinione di ciò che può essere provato dall’altro. (salvo poi astenersi dai commenti sulla sua esperienza, dal dargli delle modalità, dal volere che “funzioni”)
se pensi che un certo tipo di aiuto sia utile e necessario, perché privi quella persona di farsi un SUO spazio personale nel rapporto con l’operatore che dovrebbe aiutarla? Perché ti soffermi sul “prezzo”??
Stai per caso dando un valore economico alla sua vita?
Non è perché conosci il suo 730! Forse quella persona non ha nemmeno un 730 adeguato alla SUA VERA VITA. Forse è proprio quello il pezzo di cui liberarsi…
Che ne sai? Non lo sai. Questa è la verità.
Nessuno lo sa. Probabilmente nemmeno la persona. Sennò non verrebbe disperata da te…
Credo che questo accada perché la maggior parte delle persone non conosce tanto bene nemmeno le dinamiche mentali legate al denaro. E non riconosce le sue.
… con buona probabilità sei – come parecchi – una persona che ha qualche preconcetto confuso da buon principio…
nonostante il buon intento – dunque – l’esito è questo:
quando censuri sulla base del prezzo… Stai esercitando il tuo libero arbitrio nello spazio intimo della vita di un’altra persona. Questo è.
Inoltre… Stai anche operando delle diagnosi 😉
La scenetta è questa:
Lei va dalla sua amica e le racconta di avere dei gran mal di stomaco. L’amica le dice “avresti bisogno di un medico, ma non uno tradizionale. Quelli non contano niente (prima opinione). Ti potrebbe aiutare prendere degli integratori (seconda opinione con diagnosi). Ma siccome costano tanto… meglio che ti compri queste caramelle (terza diagnosi filtrata sul prezzo). Le ciuccio anche io. (rafforzativo di esperienza) Un pacchetto alla settimana. Mi fanno bene (posologia)”
A parte che nella scenetta manca il conto di quanti pacchetti di caramelle deve ciucciare e per quanto tempo, che andrebbe comparato col costo degli integratori… più la visita da un esperto valutatore…
Se sei una di queste persone Come puoi fare allora a rendere il tuo buon intento un intento davvero supportivo?
premesso che decidere cosa dire e cosa non dire è veramente una scelta personale, Voglio indicarti 4 passi che puoi fare sempre. Validi per chiunque voglia aiutare VERAMENTE UNA PERSONA CHE CHIEDE AIUTO.
1) chiedi alla persona se ti sta parlando perché vuole un consiglio o solo per sfogarsi (e attieniti alla risposta! :-))
2) chiedile “cosa pensi che ti farebbe stare meglio?” e ASCOLTA LA RISPOSTA
- se risponde “non so” un coach o chi lo aiuti a capirlo e DECIDERE fa al caso suo
- se dice qualcosa che non condividi. Non c’è niente di male che tu dirglielo dica apertamente, purchè tu renda chiaro che è SOLO UNA TUA OPINIONE E CHE NON SEI UN ESPERTO DEL SUO PROBLEMA
- se ha la risposta e parla di soldi o di cose “impossibili”… è bloccato nel valore e nella possibilità. Se sai come funzionano i blocchi lo puoi aiutare, altrimenti… chiedigli quanti soldi è disposto a spendere… la reazione ti stupirà. Già che ci sei chieditelo anche tu 😉
- se è malato e non te ne intendi di quella malattia. Ricordati che stai entrando nella sua vita. E qualsiasi cosa fai… deve dargli una chance di stare meglio. Le tue parole potrebbero bloccarlo ulteriormente. Ma non lo puoi curare. E – a meno che non ve lo diciate – non puoi scegliere la cura per lui/lei
3) Se non sei in grado di sostenere questo dialogo… manda quella persona a dialogare con un professionista di quel dialogo (e non del suo sintomo 😉 o da un medico (anche olistico, ma navigato!)
4) Chiediti quale è il tuo intento in quella situazione. Dai amore e compassione. Sempre. Questo è alla portata di tutti e spesso ne sottovalutiamo il valore!!
- la compassione si esercita con la PRESENZA. non con le risposte. a volte basta semplicemente dire alla persona “capisco cosa stai passando. mi dispiace molti di quello che vivi/provi”. un abbraccio cura più di un consiglio mal posto!
Adesso che hai i tuoi 4 step… mi sento meglio.
L’intento di questo post è AIUTARE AD AIUTARE
Proseguendo sul tema della valutazione del “costo” di un professionista…
aggiungo che alimentando il mercato di chi non esiste per il fisco magari stai dando spazio a una brava persona, ma può essere anche che stai anche creando una forte disarmonia nell’universo, perché quella persona malata che vuoi aiutare probabilmente ha bisogno di un ospedale oltre che di qualche “nuovo mago”. Di esami. Tutte cose che costano. Tutte cose che non potrebbero esistere se ci fossero tante persone come i nuovi operatori casalinghi i dissidenti irresponsabili, i contradditori… lo so: è difficile prendere una posizione netta. forse non c’è… ma intanto riflettici su…
chiunque usa denaro… è nel sistema. Ma questo è un altro post 😀
invece, tornando al tema DELL’AIUTO le domande per arrivare all’essenziale:
cosa ci fa prendere uno spazio così nella vita di altri? Perché vogliamo che attorno a noi le persone “vadano via dai loro mali”? E Perché spesso si ha bisogno che quello specifico operatore che abbiamo scelto curi anche tutte le altre persone malate che ti girano attorno? Siamo veramente convinti che ci sia una unica medicina per tanti? Da che esperienza traiamo la diagnosi? E se quella persona morisse?
Da tanto tempo mi chiedo quale sia il limite nell’entrare nella vita degli altri.
Non me lo chiedo tanto nel lavoro che faccio, perché lì è chiaro che chi viene da me viene proprio per poter fare liberamente le sue scelte… io non do consigli. Sono pagata proprio per non farlo…
Ma me lo sono chiesta tutte le volte che un mio familiare o una persona a me cara è stata male o ha avuto bisogno di sostegno… oh come è difficile in quei casi… Capisco cosa si prova!
Ma io chi sono per “portarti dal mio coach” o “mandarti dal mio osteopatia” dall’ultima operatrice che ho provato?
Al massimo te ne posso parlare. Forse posso regalarti una seduta…
Ma poi starò lì… a guardarti. Fiduciosa che TU, PROPRIO TU decida di occuparti della tua vita facendo un passo. Non so se sarà quello che ti ho indicato io. Perché forse sarà un altro… ma so che devo credere che lo farai. E se non lo farai. E non lo farai. E non lo farai… al terzo, quarto, quinto tentativo… forse – se non mi fidassi più di te – se ti vedessi immerso nella tua debolezza più profonda… allora ti darei la mano. Ti farei salire in macchina. E ti porterei da qualche parte. Come si fa con un bambino spaesato quando si fa male.
Ti prenderei in braccio e ti porterei da chi si può occupare di te. Fidandomi di me… Prima di tutto ti vorrei “salvare” dal dolore di quel momento. E non credo avrei il tempo fisico di pensare a quanto costa…
So bene che mentre faremmo quel viaggio IO STAREI DECIDENDO PER TE LA DESTINAZIONE…
E questo – si sa – non può essere una soluzione completa. Forse una vera emergenza. Ma non una soluzione. Un passo sì.
So bene che se volessi salvarti OLTREMODO sarebbe per il MIO dolore nel vederti così. Sarebbe anche perché non accetto di vederti come in realtà ti sto vedendo…
..Alla fine ti dovrei ringraziare per avermi dato l’opportunità di tenerti con me…
Ma io non posso vivere la tua vita. Non posso anche se sei mio fratello adorato. Il mio Amore. Mia sorella. La mia amica…
È bello amare il nostro prossimo. Ed è meraviglioso saperlo aiutare.
E’ bello Avere un atto generoso.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che ogni volta che diamo consigli a qualcuno – forse – stiamo semplicemente mettendo la nostra vita dentro la sua. E questo non ha niente a che fare con la libertà. Questo potrebbe portare l’altro in un posto dove lui NON PUO’ O NON VUOLE ANDARE.
Quando viene da noi qualcuno che ha bisogno di aiuto… non facciamo mai abbastanza domande. Siamo troppo impegnati a fornire le soluzioni…
E se a questo aggiungiamo il radicato problema di “percezione” della povertà, i pregiudizi sul denaro, il dramma della società duale di questi tempi che ci vuole schierati “buoni e poveri – cattivi e ricchi”… e lo mettiamo dentro ad un consiglio dato a chi sta già nella sofferenza…
beh… – benchè sia certo il buon intento – ma il risultato dell’azione sarà la CONFUSIONE di essere entrato diritto al benessere di un altro passando dal portafoglio, senza minimamente considerare il suo valore, né il suo libero arbitrio. Né le sue difficoltà.
Il tuo mondo si proietta nell’altro… inevitabilmente.
In pochi attimi diventi uno dei tanti che dice “se vincessi al super enalotto… “… solo che non lo sai…
Se sei tra queste persone o ti è mai capitato di essere consigliere o soggetto consigliato in questo modo… rifletti… semplicemente ti chiedo di pensarci su. E provare quei 4 passi. Funzionano. E farai fare alla persona la “giusta fatica”. Ovvero unicamente quella che è disposto a sostenere per il suo benessere. Quella che nessuno potrà comunque togliergli.
Per finire… qualche considerazione DI RESPONSABILIZZANTE POSSIBILITA’. Dalla mia parte di PRAGMATICA SOGNATRICE. LEGGILE SOLO SE VUOI. Se le salti non inficerà il valore dei 4 PASSI CHE PUOI UTILIZZARE. Se le leggi non restarci male. guardale per quello che sono: una visione possibile. Mai unica. In ogni caso.
- Voglio dirti che in questo mondo ci sono persone che dedicano davvero la loro vita a fare un lavoro che aiuti gli altri, senza farsi catturare dalle più subdole regole del business. Che lo fanno con e dentro le difficoltà che il sistema pone (a tutti). Quelle persone non hanno scelto la strada più breve.
- Voglio dirti anche che ci sono persone che si prendono la responsabilità al 100% di fare un lavoro “olistico”. Non si tengono un lavoro che non gli piace dove mettono solo il LORO interesse per avere una sicurezza economica facendone un secondo – così delicato – a “tempo perso”
- Voglio dirti che quando si SCEGLIE di aiutare gli altri per lavoro si da una naturale disponibilità non solo di tempo, ma soprattutto morale e umana di ascoltare, guidare… che bisogna saperlo fare. Tutto il resto… è opinionismo. Irresponsabile.
- Voglio dirti che – anche se c’è chi sostiene di no… – sei sempre responsabile di quello che dai all’altro. Perché la responsabilità in una relazione è sempre di entrambi più una parte. Tu il tuo. L’altro il suo. Più un intreccio
- Voglio dirti che se credi in un mondo “migliore” devi guardare a 360° come usi questo, perché se da un lato lo usi a consumo e poi non lo alimenti, ma te ne tiri fuori… non sei che il prodotto proprio di questo mondo da cui vuoi distinguerti.
- Voglio dirti che se segui il cuore… questo non ha prezzo.
Voglio dirti che anche tu VALI
Buona settimana!
Michela
COACH YOUR LIFE