IL CAOS TOTALE

l’Universo ci continua a provocare con eventi e cambiamenti.

nessuno ci darà le soluzioni. nessuno ci darà il permesso.

possiamo solo rinforzare noi stessi, il nostro centro e avere piena fiducia nel processo. è questa fiducia che ci fa immettere – passo dopo passo – nella strada più appropriata in questo grande e sfidante momento di transizione. transizione che non è iniziata nel 2020. ma molto tempo prima – come prima è iniziato il meccanismo di controllo – e che a livello energetico potrebbe avere il suo culmine nel 2027 per alcuni, per altri… giù d lì

tutto ciò a cui stiamo assistendo, tutto ciò che stiamo vivendo, si inserisce in un grande, immenso e mai sperimentato prima, movimento GLOBALE il cui senso può forse essere intravisto dall’osservazione di alcuni segnali sottili che si sono palesati nelle vite di ciascuno di noi negli ultimi anni e… da sempre.

non è un caso che il mondo olistico, gli innovatori che da tempo erano immersi in questa coraggiosa esperienza di distaccarsi dai legami stretti del sistema, siano stati molto toccati dalle norme. dimenticati prima, perseguiti adesso. e che alcuni di questi abbiano generato grandi contraddizioni.

questa è la grande prova a cui siamo chiamati noi esseri umani che abbiamo fatto una scelta di responsabilità profonda e accoglienza della Vita.

Noi possiamo osservare che le strutture che sono attualmente toccate e dove vibra alta la paura delle persone, sono anche quelle a cui nei secoli abbiamo agganciato i maggiori attaccamenti. ecco perchè penso che – al di là di tutto, oltre ciò che ciascuno di noi reputa giusto o sbagliato – non saranno mai enti esterni a darci il permesso di proseguire quel cammino intrapreso tanti anni fa.

la vibrazione collettiva è totalmente contaminata dalla paura

e questo vale per chiunque:

  1. ammalarsi 
  2. morire
  3. non avere il denaro per provvedere a sé e ai propri figli
  4. non vedere futuro proprio o dei propri figli o i propri affetti
  5. non trovare l’appoggio delle istituzioni e degli enti che erano nati per sostenere
  6. … (proseguite voi)

è toccato il respiro. il soffio vitale.
è risaputo che sia il respiro il primo atto inconsapevole che effettuiamo quando veniamo al mondo. e che sia questo ad avere la priorità su tutto. anche sul cuore che invece crea il circolo.

è evidenza che continuiamo a porci domande su “cosa Fare”, mentre l’Universo ci continua a provocare con eventi e cambiamenti non programmati e non programmabili a cui “chi fa le norme” risponde in modo nevrotico cercando di gestire a posteriori e controllare creando paradossali ulteriori disfunzioni.
distaccandosi, ponendosi la domanda: a cosa serve tutto questo? non possiamo che riconoscere che le strade del giusto e dello sbagliato, dell’io e del noi, della comunità,… siano state stravolte e abbiano aperto quell’incredibile dedalo di alternative e manifestazioni che evidenziano questo distacco dai vecchi sistemi.
le anime che sono state toccate dalle sfide importanti – di salute o di vita sociale – e quelle che se ne sono andate hanno portato una accelerazione del processo. la transizione non si può fermare. chi non ci crede puó provare ad intimare alla Terra di smettere di ruotare attorno al suo asse. Non sappiamo che forma prenderà. Alcuni di noi possono forse auspicarne alcune piuttosto che altre. Ma siamo tutti nella possibilità di riconoscere che quello che stiamo sperimentando è il caos sistemico. E che nel caos è chi resta centrato dentro di sé che può sviluppare una maggiore resilienza. Abbiamo poco tempo da vivere. é poco rispetto a questi movimenti. dovremmo saperlo, visto che già sappiamo quanto tempo reale intercorre tra noi e una stella che vediamo in cielo… ma lo abbiamo dimenticato e abbiamo sviluppato un banale attaccamento all’eternità che altro non è che paura di vivere male. che tradurrei in “sfiducia”.

E’ paura di non sapere cosa accadrà se non teniamo tutto sotto controllo.

vi parlo francamente

Ma il nuovo che avanza e le nostre più accorate soluzioni stanno proprio oltre il muro dei programmi. Stanno nella riconversione profonda col valore della nostra esistenza. E’ un risveglio inarrestabile. Che ripercorre i grandi limiti imposti a noi stessi per inseguire il miraggio di una ricchezza o tranquillità materiale.

E’ la lotta al dos-umano. (o al transumassimo) E’ l’individualizzazione e l’ascolto di noi stessi. E’ il necessario rinunciare a spingersi con la tecnologia. che non significa affatto negarla o boicottarla. Significa piuttosto comprenderla. Arrivare all’etereo virtuale e divenirne virtuosi.

E’ la caduta dei dogmi e le classificazioni. Così come siamo confortevolmente abituati a viverli da sempre. Machio. Femmina. Famiglia. Marito e Moglie. Lavoro “dipendente”. Tutela. Libertà.

Può darsi che alcuni di noi non ne vedranno gli effetti. Io non so quanto tempo ci vorrà. Ma il processo è inarrestabile e ciascuno di noi è chiamato a scegliere – o meglio a decidere – in cosa credere e cosa vuole creare. Responsabilmente. Senza se e senza ma. Senza i “mi tocca”. Consci che siamo comunque co-creatori di tutto.

Tutto.

E arrivederci all’altro mondo 💙 che peraltro è sempre stato qui.

la matematica che indica la strada. il peso alle aziende

 

la matematica sistemerà le cose…

e mette anche ordine tra le responsabilità.

se chi persegue una illusione è colui che ha accettato di stare a capo di una organizzazione impegnativa come uno stato… beh… deve saper dire “ho sbagliato”. dovrebbe. 

e i conti non tornano.

e non torneranno.

  • scrivi che lo spid è obbligatorio… e forse pensi che questo significhi digitalizzare la PA… ma non hai pensato di dare un tablet o alfabetizzare un anziano o tutte le fasce deboli… 

supponi. stai supponendo che tutti siano dotati dei mezzi. 

non stai contando.

 

  • mandi migliaia di lavoratori a fare tamponi per lavorare.

supponi.

stai supponendo che tutto dipenda da loro.

non stai contando.

non stai contando quanti di fatto tu come stato e enti e tutta la catena di cui sei responsabile… ne puoi “tamponare”. la struttura è debole

  • scrivi che i lavoratori senza gp devono stare a casa.

E che le aziende li possono sostituire.

stai supponendo. 

non contando

supponi che le competenze siano facili da trovare. che uno vale l’altro.

 

  • si molla Enel servizio nazionale senza approntare il passaggio.

e chi ne ha preso il posto – siccome non hai sistemato le cose – deve emettere bollette che contengono un deposito nuovo. e l’azienda o il privato deve pagare.

glieli ridaranno… ok…

stai supponendo (se mai ti è interessato) che abbia i soldi per pagare e che gli vada di fare di fatto da banca al tuo servizio che – ricordo – si chiamava “di maggior tutela”. 

stai supponendo.

non contando.

la lista prosegue:

i medici li sospendo e addirittura li radio.

stai supponendo 

non stai contando

supponi che un medico valga l’altro. supponi anche di avere subito disponibili i sostituti. ma alle asl attendi anche un mese per avere il nuovo medico. 

supponi che i mille pazienti che ha seguito, magari anziani, conoscendoli, non si destabilizzeranno.

sono alcuni esempi di uno schema ripetuto.

di chi avanza da solo. per sé o forse per pochi. i pochi che vogliono quello che vuole lui.

le aziende dovranno sostenere il peso di questa matematica errata.

perché la matematica si sa…

porta sempre tutto in equilibrio.

qualcuno deve pareggiare i conti. il fattore x dell’equazione è lasciato in mano a chi la prossima settimana deve entrare – forse – nella sua azienda vuota. perchè la soluzione del ricatto non funziona così bene. quando si arriva a guardare quelli che un amministratore dovrebbe sempre guardare: i cittadini. le persone. tutte. 

 

le fasce deboli? 

non pervenute in questi scritti obbligatori, sempre sottoposti al ricatto fiduciario.

assieme al ricatto di fondo.

guardo le aziende artigiane o specializzate e vedo unicamente che il problema in un modo o nell’altro sarà loro.

le farmacie sono già in tilt. e ti credo.

vedo persone con un’integrità morale quasi rara… cercare altro impiego. 

vedo famiglie discutere nello stress dimenticando l’amore.

e vedo la supponenza dilagare:

Come quando ascolto il racconto di un padre che dice che a scuola un professore (di quelli rimasti… e che deve aver appreso lo stile) ha aperto l’anno così « chiariamoci! Che non pensiate… chi è non vacc qui dentro, chi é vacc alzi la mano! » 

e di grazia in quella classe un barlume di speranza delle categorie ultimamente ridicolizzate dalla stampa – i giovani : nessuno alza la mano.

grazie a questo mi sveglio con fiducia e mi ricordo che

io faccio sviluppo del potenziale.

non posso non vedere questa cascata nell’abisso. nell’abuso. non posso non guardare avanti e fare il film realistico.


ogni crisi deve portare miglioramento.

e qualcuno deve cadere si sa. e questa è una crisi mai sperimentata prima. nessuno aveva le risposte. ma abbiamo sempre avuto il cuore per vedere. e il “devo” senza senso è visibile.

vedo un lasciar cadere chi si é adoperato per evolvere. Per avere cura dei collaboratori. Per rispettare i diritti personali. ancora esistenti.

non importa, ci penseremo poi. 

così si vorrebbe. In prima osservazione.

ma poi respiro e respirando si vede sempre meglio: stanno cadendo le strutture.

non ci sono altri appigli che vedere ed ancorarsi alla propria coscienza. 

individuale prima

collettiva poi 

  • famiglia
  • azienda
  • enti
  • nazione

tutto è sottoposto alla scossa della divisione. un salto nel vuoto.

disarcionati… cammineremo nel nuovo. io non so quando e se lo vedrò, ma così è.

e non sarà un caso che mentre finisco di scrivere mi accorgo che é il 9 ottobre

un anniversario importante per tutti. indimenticabile per una bellunese.

Vajont. Il fango che ha spazzato via tutto.

 

prendiamoci tutti un bel respiro.

ringraziamo la matematica. sempre onesta.

e incamminiamoci.

nessuno può dettare questa direzione. 

l’evoluzione è inarrestabile

ringrazio i giovani coraggiosi. grata che si palesino

Incamminarsi nel buio

Non lasciare mai che il
buio della notte ti travolga.

Ti alzi e senza luci esterne ti incammini coi tuoi sensi verso stanze che sai di conoscere. Questo accade dentro di te. In questo momento.

La nebbia ed il canto delle sirene dei problemi esterni, della ricerca ossessiva delle soluzioni. Vuoi andare. Ma non “SAI” dove? È una forza propulsiva che ti spoglia nell’initile confronto con chi è fuori. Nel non Te. O nel Te che vorresti espresso. Su chi volgi uno sguardo pieno di pretese.

Hai un obiettivo? Si? No? Sicuro di doverne poi avere uno. Cosa intendi per obiettivo? Sicuro che non possa essere meglio per te invece avere chiaro un intento. Qualcosa che vuoi fare accadere senza sapere come prenderà forma.

Trasformarsi è trascendere dalla forma. Per acquisirne una nuova. Siamo già nati di sicuro – in questa Vita – una volta e a che possiamo ricordare non sapevamo bene cosa avremmo trovato nel nuovo mondo dopo che saremmo stati vigorosamente e a volte con qualche estranea manipolazione – dal nostro.

Quale è il grembo che ti è richiesto di lasciare adesso?

Solo ascoltando profondamente le tue paure – senza sguazzarci dentro – potrai saperlo.

Se ti sei mai tuffato in acque fonde o nel vuoto d’aria sai che ci sono due cose su cui fare affidamento: le conoscenze e l’attrezzatura da un lato e la fiducia dall’altro.

Se ti tuffi sei artefice del volo. Non è detto che tu non sopravviva se non ti tuffi. Può arrivare un colpo forte di vento che ti spinge. Ma si sa… non tutto può essere calcolato.

La Vita adesso è così. Tu sei il deltaplano

Buon volo. E anche io vado nel mio.

Michela

#COVID19 E SFIDA PERSONALE

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ ATTIVITA’


DOMANDA:

Perchè in questo momento anche se sono attrezzata e so come fare, non sono corsa a mettere on line offerte di corsi, seminari, laboratori collettivi? questa domanda l’ho ricevuta poche sere fa durante una skype call


RISPOSTA:

anche prima – da un po’ – li facevo solo su domanda. da tempo infatti vi è una pluralità di offerte tutte salvifiche e personalmente ho scelto di rendermi semplicemente disponibile.

La domanda è importante. E bisogna anche attendere che nasca o di riconoscerla. E non assecondare le richieste del neuromarketing che affermano il contrario. E’ tempo di alto rispetto. E fiducia. Così ci si avvicina.

COSA STA ACCADENDO ORA

l’evidenza di questa situazione mi ha dato da subito due grandi messaggi:

👉1

nessun lavoro nessun lavoro – in primis quelli di aiuto – può essere gestito pensando con priorità a come guadagnare. siamo tutti uniti in un ciclo.

si deve piuttosto avere sempre a cuore le esigenze delle persone di quelle a cui ci si rivolge e le vostre. Il Perchè.

In questo si distingue anche ciò che è gratuito da ciò che non lo è. senza trascendere dal dare valore e responsabilizzare gli utenti. sempre


Penso certo di poter essere di aiuto, naturalmente. Per tipicità ho una visione possibile sul futuro e i miei clienti mi hanno sempre riconosciuto la capacità di oltrepassare i giudizi su ogni situazione negativa, per portarsi oltre.

Ma è necessario distinguere bene tra ciò che si può offrire in collettivo e ciò che è individuale e personale. Il collettivo ha sempre il limite del collettivo. è una mediazione di ascolto uno a molti.

con intento diverso si può accompagnare persona per persona. Umano. (ndr anche l’imprenditore lo è. fino a prova contraria 😉)


reputo che praticamente tutti stiamo vivendo una importante chiamata a trovare uno spazio profondo di equilibrio per attraversare – ciascuno – le sue personali burrasche.

é strano perchè questo accade proprio perchè “siamo tutti sulla stessa barca”. ma a questa barca non vi ci dovete affidare troppo.

qui vengo alla seconda osservazione

👉2

il lockdown ha lasciato ciascuno momenti importanti in cui è solo con sé stesso.

nella sua vita. coerente od incoerente. e se sta bene, male, dorme, non dorme, lavora, non lavora, sperimenta o cucina, pensa al da farsi,… quale che sia l’ADESSO è un adesso che è veicolato – nel bene e nel male – DALLE PROPRIE ENERGIE. Mai come adesso abbiamo sperimentato che NON CI SONO RISPOSTE VALIDE PER TUTTI. E che ciascuno ha da prendersi la responsabilità di decidere della sua vita sulla base di un “accordo” interno che consente di Vibrare Veramente.
Questo non significa necessariamente avere soluzioni facili, significa ASCOLTARSI IN PROFONDITA’ nel proprio agire. avere il coraggio di sentire.

l’inconscio bussa forte.

Se lo ascoltiamo, avremo la possibilità di trascenderlo e – semplicemente – VIVERE PER COME SIAMO, senza le troppe sovrastrutture di cui – con evidenza – siamo rivestiti.
E PENSO CHE CHI SI ADDENTRA POSSA AVERE BISOGNO DI STRUMENTI personali per svincolare quell’ascolto dal condizionamento esterno. Il più possibile.


Il primo in assoluto tra quelli che ho utilizzato ed utilizzo è LA MATRICE PERSONALE che viene trasmessa alla persona sulla base di una sua domanda espressa e con neutralità DA UN CAMPO DI FIDUCIA, si lasciano “parlare” le connessioni vere del momento. Che dice molto sulle strade e le soluzioni che si stanno percorrendo e percorribili.

So che potrebbe sembrare qualcosa di strano per alcune categorie di persone: un manager per esempio, ma se vi affidate alla evidente certezza che siamo tutti UMANI potrete comprendere che il lavoro e la carriera sono parte del filo sottile di una ESISTENZA e che chiunque ADESSO HA BISOGNO DI connettersi alla FIDUCIA in sé e nella Vita. Le crisi servono a questo. Le abbiamo lette nei libri di storia e di economia. Ora la stiamo vivendo. Ed è Globale.

Per ascoltarsi c’è bisogno ANCHE di FARE IL VUOTO.

E non solo di riempirsi di conoscenze, esercizi, impegni, intenti e quant’altro disponibile ” a distanza”.


E’ importante distinguere tra le cose che facciamo e non attribuire a nessuna il potere “curativo” di quello che è il nostro percorso totale. Alcuni spazi possono anche essere sperimentati con gioia in un atto creativo sperimentale UNICO. di estrema LIBERTA’ interiore. senza dare per scontato che la stessa cosa sia valida per l’altro.


E’ vero: il contatto fisico manca e con esso molte libertà. E molto altro

E non siamo tutti uguali! Siamo tutti diversi. E’ importante che ciascuno intenda come mai ha un bisogno o una spinta esteriore, per dargli ONORE ed ALIMENTARSI DAVVERO di energia, piuttosto che correre a tacitare quella esperienza. O restare in un frenetico movimento per poi ESAURIRSI. Questo non significa ISOLARSI e dunque ben vengano le iniziative. Da quelle leggere a quelle di business, a quelle che si ripropongono di accompagnare a stare in questo momento, quando non addirittura nella trasformazione.

Auspico – ovvio – che ciascuno dei “fornitori” sappia se sta portando avanti il suo intento e – quale e che sia – sia attrezzato per professionalità, studio ed esperienza, per farlo.

Di certo non posso non notare la grande trascuratezza di chi sta prendendo le decisioni collettive, sul campo del benessere psicofisico.


La distinzione tra un esperienza collettiva ed individuale cade sul piano in cui ogni ci si accorge che ogni esperienza individuale esterna è precisamente quella utile e scelta interiormente per far vibrare la nostra essenza. Solo che bisogna accettare di uscire dall’esito. Sempre.


Perchè dunque dedico attenzione alla matrice personale?

  • è importante aiutarsi a togliersi dal giudizio di sé e conoscere le proprie energie e programmazioni. i propri schemi di riferimento. ti aiuta a riconoscere, nel quotidiano, il tuo fiume. per navigarlo e non remarvi contro. lo stai già facendo. ma magari non ne hai coscienza.
  • le ricette uguali “per tutti” sono come le pillole della farmacia. l’autoconoscenza è invece un percorso di sperimentazione di qualcosa che è già in te e ti da modo di DARE SPAZIO IL TUO PERCORSO. SVINCOARLO. ovvero di prenderti la responsabilità rispetto a te stesso.
  • – riconoscere quel filo sottile che ha tracciato tutta la tua esistenza, dal lavoro alle relazioni, i figli, a come vivi piccoli gesti quotidiani… è una esperienza indimenticabile. incredibilmente viva.
  • – non vi è teoria, né intelletto. non vi sono “discipline slavifiche” e altre no.

ci sei solo tu e il tuo filo sottile tracciato a matita per tutta la tua esistenza.

  • – se sai COME decidi sei più libero di quando qualcuno ti dice COSA decidere ed è più funzionale che attendere il destino
  • – ogni fastidio che stai vivendo ora è un segnale interno per te e se riconosci quel segnale… buona parte l’hai già liberata, questo lo sai tu.
  • è – come altre – una esperienza possibile

l’equilibrio del caos

ogni volta che incontri il caos, sei in evoluzione ❤️?

dentro l’equilibrio per orientarsi fuori.
a volte si confonde il verso: cercare fuori, per trovare l’equilibrio…  ma non è sempre sbagliato… dipende se stai nel mondo causale o casuale ❤️

la cosa bella è che puoi immaginare un punto di incontro:

è il punto di unione di tutte le teorie, di tutte le filosofie, di ogni credo e non credo,
di tutto…

è dove i proverbi sono come enciclopedie
dove ti sfiori per abbandonarti e trovarti nello stesso istante

è dove è
in nessun luogo e ovunque

dove arrendersi è vincere

quando lo sperimenti… evolvi

è buffo. puoi accorgertene solo a posteriori e a priori… ogni strada può esser veramente giusta o sbagliata… ma se fai un salto oltre gli inganni della mente… zac! sei già lì! ??

buon ferragosto

15 energie del diavolo, della passione e della condivisione 😉

8 energie del potere

coachyourlife

Diversi Uguali

che alcuni confondono il non esser d’accordo con l’esser conflittuale

 

ecco cosa genera l’appiattimento sociale, viltà, impoverimento relazionale e l’ossequioso liking dei moderni tempi facebookiani.

urca se lo fanno anche i neo-webber!

il “lei non sa chi sono io!” imperversa.

imper-versa. si versa imperante nei commenti. IO! Capita a tutti. Chi più chi meno. Ai più… più.

Non lo si nota… perché alcuni più… tacciono. Se lo dicono. Se lo tengono. Diplomatici. Diplomati in sornionismo.

 

sorrido. quanta ricchezza di riflessi.

che sia la nuova lingua elettrica?

 

che siano i canali cui siamo collegati a prender sopravvento e non sappiamo ancora riconoscerli?

 

oggi – giorno dell’unità

invento una parola nuova

 

#compiacimentalismo

 

la nuova frontiera delle vaccinazioni non deve prevedere solo l’evitare i conflitti, MA anche evitare il compiacimentalismo. Questo male OSCURO. Che qualche volta fa click… basta un commento. Diverso.

Diverso. perché indica un sentiero nuovo per la mente. E non importa se decidi di seguirlo o meno. Basterebbe che tu lo contemplassi senza sentirtene spaventosamente minacciato.

Oh chissà perché per la diversità si tenta sempre di dettare modi, garbi, istruzioni di espressione… eheh ma se è diverso!

Diverso fa quello che vuole. Non confina perché fa sconfinare.

Vuoi che ti rassicuri? Allora non accetti dentro di te lo smottamento che genera sempre una nuova scoperta.

S-coperta. L’antilinus!

 

Oggi 9 maggio 2017. Per i Maya giorno dell’Allacciatore dei Mondi (e mio kin di nascita) ci chiama ad osservare la diversità per sentirla uguale. E’ il festival dell’unità (non quella politica che è sempre di parte) quella della Natura.

 

Ed io esprimo una preghiera. E auguro a tutti di poterla sperimentare.

 

amatemi nella diversità ve prego, sculacciate con amore la mia sapienza.

venite avanti con la vostra rispettabile opinione, che possa esser confronto e tarallucci e vino.

datevi!

perché tra due uguali non si è mai imparato niente più che la stereofonia.

perchè col diverso si sale sopra. al piano attico dell’unità. stabile edificio dalla natura offerto. con buona gioia nelle alternanze.

che ostinatamente desideriamo abbattere per insicurezza e comfort. Salvo poi annoiarcene perché si sa… la diversità è brama. disiderio. curiosità.

 

Tutto è Uno… assieme alla tua ombra. Per scorger la quale scomodo la mia. <3

 

Michela – Coachyourlife

 

photo credit: Modella e creatrice della coperta di Linus fatta a mano Claustoriecucite

immobile sul mobile. a posto fuori posto. la lezione del gatto

Vivere con un gatto significa “accorgersi”… nel quotidiano muoversi per l’ambiente consueto della casa.

Dove noi umani insistiamo a cercare il miraggio del “ogni cosa al suo posto”. I miei gatti mi fanno di tanto in tanto il regalo di risvegliarmi al “c’è un altro posto”. È l’inaspettato che ti si pone lì.

Reputo che la mia attitudine a fare metafore e a pensare diverso sia così in quanto è stata spontaneamente e costantemente tenuta in esercizio dalla vita con Gatto, Micia e Gildo. E prima era Marcello. (Lui che faceva colazione con me e mi ha insegnato anche la priorità in una volta… quando mi ha dato una spruzzatina dritto in petto della sua pipì, perché intenta a parlare al telefono seduta sul divano… non gli aprivo la finestra per uscire).

Stamattina mi muovevo lenta per casa. Con la testa piena di cose da fare che non vogliono uscire fuori ed andare alle mani. Sul fare appunto. Che stanno bene tutte scombinate nella mente e per praticarle devi sgranarle fuori come un filo di perle una a una. Operazione difficilissima in questi giorni di caldo e forse sempre.

Mentre mi appresto ad alzare la tapparella in salotto, dove sto (tentando di) per finire di scrivere il libro… spunta lui.

Eccolo lì. Placido come se fosse sulla spiaggia più bella del mondo. Infilato steso tra la lampada e il muro. Gildo.

Cioè non è che spunta. Non sai mai di certo da quanto sta lì, un gatto. E’ che finalmente ti consenti – appunto – di accorgertene. Lo noti. Prima era mimetizzato dall’offuscamento mentale dell’ordinario.

E’ un attimo. Del quale personalmente sono infinitamente grata.

Capita spesso. E la cosa stupenda è che non ti ci abitui mai. E’ sempre stupore.

Sembra un rituale. Ogni volta che accade – qualsiasi cosa stia facendo – sento il tempo che rallenta. Immediato. Per farmi apprezzare quel che osservo. Prendere l’i-phone per uno scatto. O scrivere qualcosa. Come ora. O altro.

E’ un cambio di prospettiva che pacifica. Sta al piano attico della visione del mondo.

Faccio in tempo a fare le foto. Scrivere questo post. Avere uno scambio di messaggi emozionante. Piangere. Far andare roomba. Lui è ancora lì. Non si sa quando “il posto” smetterà di essere un posto. Potrebbe durare qualche giorno. Oppure stancarsi subito appena lo desti con un rumore. Al momento sembra piacergli. E resta.

Mi lascia perfino il tempo di guardare fuori dalla finestra. Il fiume. Il verde. Altra bellezza.

Scrivo senza dover pensare più di tanto e questo è bello. Quando si riesce a trasformare in atto di comunicazione per gli altri un vissuto che dura così poco e poi è eterno… credo significhi che si è nel pieno del proprio essere essenziale. Gli alberi qui fuori si muovono da fermi. Un’altra conferma.

Come si fa a chiamarlo tempo perso? Io non credo ne sarò mai capace e una parte di me auspica sempre che questo diventi sempre più tempo produttivo nel mondo “reale”.

Perché cosa sarebbe mai il mondo senza lo stupore… ce lo abbiamo sotto gli occhi.

Cosa sarebbe senza la capacità di intravvedere mondi su mondi?

Nessuno lo vorrebbe. Anche se lo abbiamo fatto.

Lo abbiamo fatto perché ci siamo “dimenticati”. Abbiamo lasciato vincere la paura, la concretezza vuota e la schematizzazione delle priorità. Siamo diventati adulti grigiotti e rigorosi. E non sappiamo più perché. Abbiamo voluto dimostrare di avere la testa sulle spalle e ci siamo dimenticati che le spalle sono supportate dal cuore. Che il cuore ha sotto di sé la pancia. E così via. Fino ai piedi. Piedi che indossano belle scarpe acquistate e vanno dal riflessologo plantare… invece che camminare scalzi sull’erba, la terra e i sassi. Cose così dai… sappiamo tutti…

Immagino degli scambi. Io ti insegno a stare fermo a non fare niente altro che osservare. Tu mi insegni a muovermi con costanza. Io ti insegno un passo a destra e tu a sinistra. Alla fine staremo ballando un ballo che non ha nome. Nuovo. Accade per assonanza. E’ come quando il mare mosso da degli scossoni che senti a destra e a manca fino a quando non ti arrendi al movimento e ti ci immergi… muovendoti nell’insieme… ti senti fermo.


Come la terra… ora che ci penso. Ma questo magari è un altro post.

Intanto godiamoci Gildo. Il maestro è lì. Stavolta. E chissà quanti altri ce ne sono in giro nascosti tra le righe delle cose che ci lasciamo sfuggire dagli occhi…

Chissà come sarebbe il gioco “tana liberi tutti” dove si va a caccia di maestri… invece che di pokemon.

 

Grazie Gildo.

Stamattina hai vinto tutto.

coach your life – cat your life

maestria di massa

Standardizzare la propria crescita personale, affiliati ad un solo maestro…

Sotto raffinate aggregazioni… le nuove trappole dello sviluppo di ciascun individuo.

 

La grandezza della massa…è spesso piccola cosa. Dove la massa impara da uno non colgo senso di libertà.

Ne annuso l’odore. Un po’. Ma è solo quel poco che basta per far desiderare, da un assaggio, un boccone  più grande.

 

Anche il migliore dei maestri, anche quello che ti parla della massima libertà possibile, che ti insegna a sprigionare il tuo io più grande e poi più grande ancora…

A diventare più spazioso… se lo segui con troppa dedizione… è l’antitesi della libertà.

Non c’è movimento, gruppo, o maestro che possa condurti davvero alla tua libertà. Perché questa ti chiederà sempre di potertene andare. Di pensare diverso. Di-verso. Nel tuo verso.

 

Qualsiasi voce esterna – per quanto autorevole – quando l’ascolti troppo è ridondante.

Come una cassa posizionata male. Stride al tuo orecchio.

Una amplificazione esterna che ti impedisce di ascoltarti veramente nel tuo intimo.

Più l’orecchio si raffina, più ti guida…

 

Nessuno può accompagnarti dentro e dentro di te. Tue sono le strade. Tuoi sono gli incroci. Tue le decisioni che prendi e tuoi gli errori. Tue le percezioni sottili. Quelle. Sopra ogni cosa.

 

Innamorati invece di molti maestri. Scorgili ovunque. Sui palchi e per la strada.

Segui le tracce di chi ti accompagna per un tratto e poi ti lascia alla tua verità viva. Anche se diversa dalla loro. Anche se diversa dalla tua di ieri…

Migliori.

 

Ogni maestro parlante è un essere umano.

I più preziosi sono quelli che non hai scelto, quelli che ti sei concesso di incontrare, senza saperli.

Forse non sono di carne. Possono essere un albero o un’auto che passa. Una carezza ad un pezzo di carta.

 

Vai dove puoi concederti di calpestare i tuoi rovi e dove invece l’erba fresca ti accarezza i polpacci.

L’armonia non è mai un assoluto.

Stai un po’ nella tua ombra. Sentine il freddo. Il fetido odore. Ascolta il male. È tuo.

E decidi fino a  che punto addentrarti e quando restare.

Il tuo divenire. Il tuo avvenire. Il maestro che sei.

Ciò che è fuori non può essere dentro fino a quando non lo lasci entrare.

Sei tu che apri e chiudi le tue porte, come non sai.

Non c’è guru che possa girare la chiave di ogni tua serratura, perché quelle che ti da sono unicamente le sue. Non ha altro che sé. Anche lui.

Nessun maestro ti da te.

Ti da sé nel modo migliore che gli è consentito e questo suo limite incontra il tuo. A farti spazio.

Essere spazio.

Quando non stai pensando. Quando non stai riflettendo. Quando esisti e ti muovi del tuo movimento – con o senza gli altri – la tua energia muove qualcosa di unico verso l’esterno.

Quello che “ti chiami” è sempre un gradino più sotto di quello che… esisti.

Fidati di te.

Sei una combinazione di numeri. Sei il lucchetto. E sei la tua libertà.

Tu.

Che tu segua o guidi. Che tu impari da frasi di altri o che viva le tue… dentro ci sei sempre e solo tu.

Tu solo.

Tu unico.

Tu sacro.

Tu esempio.

Tu casa.

Imparati.

E il corpo ti darà ragione…

 

le trappole dell’ego… o l’ego in trappola?

Leggo dal web:

Se pensi sia più “Spirituale” andare in bici o con i mezzi pubblici a lavoro, ma poi ti trovi a giudicare coloro che vanno in macchina, sei caduto in una trappola dell’ego.

Se pensi sia più “Spirituale” smettere di guardare la TV perchè annulla il cervello, ma poi ti trovi a giudicare coloro che ancora la guardano, sei caduto in una trappola dell’ego.

Se pensi sia più “Spirituale” evitare di leggere quotidiani e riviste di gossip, ma poi ti trovi a giudicare coloro che li leggono, sei caduto in una trappola dell’ego.

Se pensi sia più “Spirituale” ascoltare musica classica o i suoni della natura, ma poi ti trovi a giudicare chi ascolta la musica commerciale, sei caduto in una trappola dell’ego.

Se pensi sia più “Spirituale” diventare vegetariano, comprare cibi bio, praticare yoga e meditare, ma poi ti ritrovi a giudicare coloro che non fanno tutte queste cose, sei caduto in una trappola dell’ego.

Bisogna sempre stare attenti al sentimento della “superiorità”. Esso è infatti l’indizio più importante che abbiamo per capire che stiamo incorrendo in una trappola dell’ego. L’ego si nasconde abilmente in pensieri nobili come quello di iniziare una dieta vegetariana o usare la bicicletta per poi trasformarsi in senso di superiorità nei confronti di coloro che non seguono lo stesso percorso “spirituale”.

Facciamo attenzione alle trappole dell’ego ..

Concetti che in molti –  nel loro percorso di trasformazione – possiamo condividere.

…semplicemente

l’Essere sta oltre il giudizio finalizzato a riconoscersi in una categoria, sta oltre il luogo che ci piacerebbe definire “giusto” perché anch’esso è un giudizio…

(beh neanche poi tanto semplicemente 🙂

non è facile e se lo fosse… non saremmo ciò che siamo, perché una cosa è essere e una cosa è liberare l’essere. quando queste due cose non stanno assieme… siamo in un cammino. personale. unico. sofisticato. affascinante… e semplice!

Di una semplicità che puoi percepire unicamente quando chiudi i cerchi che la vita ti apre. Che significa accorgersi.

Accorgersi di questa semplicità…

è necessario renderci conto che ciascuno è dentro il suo essere e che quando il riconoscersi in un gruppo è forte… il confine con l’identificarcisi è sottile. molto sottile. rassicurante forse… ma è sempre un confine.

a questo articolo aggiungo quindi una prospettiva nuova:

  • se pensi che sia spirituale additare l’ego degli altri, pensando di essere libero, stai nella trappola dell’ego
  • se pensi che sia spirituale additare il tuo ego, pensandoti prigioniero… stai nella trappola dell’ego

 

Bisogna cominciare a percepire  il valore della rinuncia a capire! 

l’immensità di cui siamo fatti non la troviamo uscendo fuori da noi per entrare in un gruppo – neanche il più etico! – la troviamo unicamente e coraggiosamente rendendoci conto che c’è un fuori di noi che è sempre noi.

che IO non è una parola brutta. che va accolta e poi lasciata… per ritrovarla più grande. ampia e spaziosa. immensa. sconfinata fino a dove il nostro essere vorrà portarci ad esplorare oltre confine proprio quell’IO.

se accade mentre sei in un gruppo, ok. ma potrebbe accaderti anche mentre vai per la tua strada… chissà magari a fare shopping.

 

i tuoi confini, i fastidi e il benessere in cui ti trovi ti diranno quale altro luogo esplorare di te ancora…

guardi fuori per tornare dentro, riconoscerti e poter vedere fuori.

sono cerchi su cerchi che si uniscono in un continuo. e il riferimento è proprio quel TE che vorresti scacciare. è tutto qui. sulla TERRA. NEL TUTTIIGIORNI

e questo esercizio nel farti rendere conto di quanto sei piccolissimo rispetto alla tua immensità… ti consente di riconoscere l’immensità dell’altro… e ritrovarti in esso. uno.

Lo so: è arduo accettare che tutto ciò che critichi nell’altro è cosa tua. Non importa che sia perché sei vegano o opti per i matrimoni gay o per chissà quale causa. Le “cause” non sono l’oggetto. Sono il campo di osservazione in cui tu rifletti il tuo ESSERE fino ad arrenderti ad esso. Oppure continuando a lottarlo.

Lo posso scrivere solo perché l’ho sperimentato. A tratti. E il paradosso è che quando ne ho nostalgia… significa che sono nel mio limite :-))

Sì perché a tratti ti ritrovi tirato indietro come un boomerang al dualismo. al giusto e allo sbagliato. Sono oscillazioni che mettono alla prova la tua vera intenzione.

L’intenzione a VIVERE INTERO.

Così intero da non aver bisogno di definirlo.

Così intero da intuire che in “quei luoghi” non hai alcun bisogno di definirti in alcun modo, men che meno definire gli altri.

Avere a che fare con il proprio bisogno di riconoscimento è un passo. Chissà magari per te, proprio te… non si tratta di farne a meno, ma semplicemente di “riconoscere” che quello è ciò che si palesa di te in un certo momento.

Quando accetti completamente sei libero. E ti accorgi.

Non esiste uno standard di libertà. Te ne rendi conto? E’ già molto accordarci sul contenuto di questa parola. Essere sicuri non sempre è un valore. O meglio forse non è il valore adatto alla crescita. Allo spaziare.

Se non hai incertezze… sei come privo di curiosità.

Ogni situazione ha mille sfumature. Sono ben più delle 50 di grigio che hanno fatto tiratura. Le sfumature interessanti sono quelle in cui puoi cogliere il SENSO di una cosa e poi scorgerne un altro. O un altro ancora. Magari proprio là dove hai il fastidio più grosso…

Vivere assecondando questo flusso è un qualcosa che assomiglia ad entrare ed uscire da scatole incartate. Sistemarcisi dentro e poi buttare giù una parete. Muoversi dentro. Muoversi fuori. Sentendosi sempre comunque radicati. In quella essenziale parte di noi che ti consente di pronunciare con emozione le parole

IO SONO

 

Quando SEI puoi guardare con amore al tuo ego. rispettarne la funzione. strattonata dal tempo e dai fatti della vita che hai vissuto fino a qua. spintonato da quello che NON VUOI ESSERE… con cui – tuo malgrado – ti identifichi.

Sole e ombra hanno la stessa funzione in questa scoperta. Basta accorgersene.

 

Buon lunedì 29 febbraio.

Buon giorno in più.