la matematica che indica la strada. il peso alle aziende

 

la matematica sistemerà le cose…

e mette anche ordine tra le responsabilità.

se chi persegue una illusione è colui che ha accettato di stare a capo di una organizzazione impegnativa come uno stato… beh… deve saper dire “ho sbagliato”. dovrebbe. 

e i conti non tornano.

e non torneranno.

  • scrivi che lo spid è obbligatorio… e forse pensi che questo significhi digitalizzare la PA… ma non hai pensato di dare un tablet o alfabetizzare un anziano o tutte le fasce deboli… 

supponi. stai supponendo che tutti siano dotati dei mezzi. 

non stai contando.

 

  • mandi migliaia di lavoratori a fare tamponi per lavorare.

supponi.

stai supponendo che tutto dipenda da loro.

non stai contando.

non stai contando quanti di fatto tu come stato e enti e tutta la catena di cui sei responsabile… ne puoi “tamponare”. la struttura è debole

  • scrivi che i lavoratori senza gp devono stare a casa.

E che le aziende li possono sostituire.

stai supponendo. 

non contando

supponi che le competenze siano facili da trovare. che uno vale l’altro.

 

  • si molla Enel servizio nazionale senza approntare il passaggio.

e chi ne ha preso il posto – siccome non hai sistemato le cose – deve emettere bollette che contengono un deposito nuovo. e l’azienda o il privato deve pagare.

glieli ridaranno… ok…

stai supponendo (se mai ti è interessato) che abbia i soldi per pagare e che gli vada di fare di fatto da banca al tuo servizio che – ricordo – si chiamava “di maggior tutela”. 

stai supponendo.

non contando.

la lista prosegue:

i medici li sospendo e addirittura li radio.

stai supponendo 

non stai contando

supponi che un medico valga l’altro. supponi anche di avere subito disponibili i sostituti. ma alle asl attendi anche un mese per avere il nuovo medico. 

supponi che i mille pazienti che ha seguito, magari anziani, conoscendoli, non si destabilizzeranno.

sono alcuni esempi di uno schema ripetuto.

di chi avanza da solo. per sé o forse per pochi. i pochi che vogliono quello che vuole lui.

le aziende dovranno sostenere il peso di questa matematica errata.

perché la matematica si sa…

porta sempre tutto in equilibrio.

qualcuno deve pareggiare i conti. il fattore x dell’equazione è lasciato in mano a chi la prossima settimana deve entrare – forse – nella sua azienda vuota. perchè la soluzione del ricatto non funziona così bene. quando si arriva a guardare quelli che un amministratore dovrebbe sempre guardare: i cittadini. le persone. tutte. 

 

le fasce deboli? 

non pervenute in questi scritti obbligatori, sempre sottoposti al ricatto fiduciario.

assieme al ricatto di fondo.

guardo le aziende artigiane o specializzate e vedo unicamente che il problema in un modo o nell’altro sarà loro.

le farmacie sono già in tilt. e ti credo.

vedo persone con un’integrità morale quasi rara… cercare altro impiego. 

vedo famiglie discutere nello stress dimenticando l’amore.

e vedo la supponenza dilagare:

Come quando ascolto il racconto di un padre che dice che a scuola un professore (di quelli rimasti… e che deve aver appreso lo stile) ha aperto l’anno così « chiariamoci! Che non pensiate… chi è non vacc qui dentro, chi é vacc alzi la mano! » 

e di grazia in quella classe un barlume di speranza delle categorie ultimamente ridicolizzate dalla stampa – i giovani : nessuno alza la mano.

grazie a questo mi sveglio con fiducia e mi ricordo che

io faccio sviluppo del potenziale.

non posso non vedere questa cascata nell’abisso. nell’abuso. non posso non guardare avanti e fare il film realistico.


ogni crisi deve portare miglioramento.

e qualcuno deve cadere si sa. e questa è una crisi mai sperimentata prima. nessuno aveva le risposte. ma abbiamo sempre avuto il cuore per vedere. e il “devo” senza senso è visibile.

vedo un lasciar cadere chi si é adoperato per evolvere. Per avere cura dei collaboratori. Per rispettare i diritti personali. ancora esistenti.

non importa, ci penseremo poi. 

così si vorrebbe. In prima osservazione.

ma poi respiro e respirando si vede sempre meglio: stanno cadendo le strutture.

non ci sono altri appigli che vedere ed ancorarsi alla propria coscienza. 

individuale prima

collettiva poi 

  • famiglia
  • azienda
  • enti
  • nazione

tutto è sottoposto alla scossa della divisione. un salto nel vuoto.

disarcionati… cammineremo nel nuovo. io non so quando e se lo vedrò, ma così è.

e non sarà un caso che mentre finisco di scrivere mi accorgo che é il 9 ottobre

un anniversario importante per tutti. indimenticabile per una bellunese.

Vajont. Il fango che ha spazzato via tutto.

 

prendiamoci tutti un bel respiro.

ringraziamo la matematica. sempre onesta.

e incamminiamoci.

nessuno può dettare questa direzione. 

l’evoluzione è inarrestabile

ringrazio i giovani coraggiosi. grata che si palesino

Quanta bellezza nella notte!Ancora parlando del buio e della luce

quando è buio, si vuole più luce.
si nota quella distante, che non abbiamo.
fino a quando ci si concentra con fiducia nel nostro essere nel buio. e i sensi tutti si acuiscono – sinergici – e anche un solo filo di flebile luce incentiva l’andare.

per piccoli passi.


accesi in quella luce che solo la notte – come una bella aurora – può illuminare.
e che altrimenti forse non scorgeremmo.

deve essere tutta la luce artificiale in cui siamo costantemente immersi che ci ha abituati a guardare credendo di vedere. ma in fondo – se ce lo ricordiamo quando è notte – lo sappiamo bene che il buio perde la sua magia solo nella paura dell’agguato o nella sfiducia nei sensi.

Stamattina pensavo a quanto la ragione ci allontana dalla completezza delle esperienze.

La paura o la sfiducia, fanno parte della vita. Sono da onorare quanto la luce.

Sì perché – non so voi – ma credo sarebbe faticoso a vivere dove è sempre giorno.

💓🍀

#COVID19 E SFIDA PERSONALE

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ ATTIVITA’


DOMANDA:

Perchè in questo momento anche se sono attrezzata e so come fare, non sono corsa a mettere on line offerte di corsi, seminari, laboratori collettivi? questa domanda l’ho ricevuta poche sere fa durante una skype call


RISPOSTA:

anche prima – da un po’ – li facevo solo su domanda. da tempo infatti vi è una pluralità di offerte tutte salvifiche e personalmente ho scelto di rendermi semplicemente disponibile.

La domanda è importante. E bisogna anche attendere che nasca o di riconoscerla. E non assecondare le richieste del neuromarketing che affermano il contrario. E’ tempo di alto rispetto. E fiducia. Così ci si avvicina.

COSA STA ACCADENDO ORA

l’evidenza di questa situazione mi ha dato da subito due grandi messaggi:

👉1

nessun lavoro nessun lavoro – in primis quelli di aiuto – può essere gestito pensando con priorità a come guadagnare. siamo tutti uniti in un ciclo.

si deve piuttosto avere sempre a cuore le esigenze delle persone di quelle a cui ci si rivolge e le vostre. Il Perchè.

In questo si distingue anche ciò che è gratuito da ciò che non lo è. senza trascendere dal dare valore e responsabilizzare gli utenti. sempre


Penso certo di poter essere di aiuto, naturalmente. Per tipicità ho una visione possibile sul futuro e i miei clienti mi hanno sempre riconosciuto la capacità di oltrepassare i giudizi su ogni situazione negativa, per portarsi oltre.

Ma è necessario distinguere bene tra ciò che si può offrire in collettivo e ciò che è individuale e personale. Il collettivo ha sempre il limite del collettivo. è una mediazione di ascolto uno a molti.

con intento diverso si può accompagnare persona per persona. Umano. (ndr anche l’imprenditore lo è. fino a prova contraria 😉)


reputo che praticamente tutti stiamo vivendo una importante chiamata a trovare uno spazio profondo di equilibrio per attraversare – ciascuno – le sue personali burrasche.

é strano perchè questo accade proprio perchè “siamo tutti sulla stessa barca”. ma a questa barca non vi ci dovete affidare troppo.

qui vengo alla seconda osservazione

👉2

il lockdown ha lasciato ciascuno momenti importanti in cui è solo con sé stesso.

nella sua vita. coerente od incoerente. e se sta bene, male, dorme, non dorme, lavora, non lavora, sperimenta o cucina, pensa al da farsi,… quale che sia l’ADESSO è un adesso che è veicolato – nel bene e nel male – DALLE PROPRIE ENERGIE. Mai come adesso abbiamo sperimentato che NON CI SONO RISPOSTE VALIDE PER TUTTI. E che ciascuno ha da prendersi la responsabilità di decidere della sua vita sulla base di un “accordo” interno che consente di Vibrare Veramente.
Questo non significa necessariamente avere soluzioni facili, significa ASCOLTARSI IN PROFONDITA’ nel proprio agire. avere il coraggio di sentire.

l’inconscio bussa forte.

Se lo ascoltiamo, avremo la possibilità di trascenderlo e – semplicemente – VIVERE PER COME SIAMO, senza le troppe sovrastrutture di cui – con evidenza – siamo rivestiti.
E PENSO CHE CHI SI ADDENTRA POSSA AVERE BISOGNO DI STRUMENTI personali per svincolare quell’ascolto dal condizionamento esterno. Il più possibile.


Il primo in assoluto tra quelli che ho utilizzato ed utilizzo è LA MATRICE PERSONALE che viene trasmessa alla persona sulla base di una sua domanda espressa e con neutralità DA UN CAMPO DI FIDUCIA, si lasciano “parlare” le connessioni vere del momento. Che dice molto sulle strade e le soluzioni che si stanno percorrendo e percorribili.

So che potrebbe sembrare qualcosa di strano per alcune categorie di persone: un manager per esempio, ma se vi affidate alla evidente certezza che siamo tutti UMANI potrete comprendere che il lavoro e la carriera sono parte del filo sottile di una ESISTENZA e che chiunque ADESSO HA BISOGNO DI connettersi alla FIDUCIA in sé e nella Vita. Le crisi servono a questo. Le abbiamo lette nei libri di storia e di economia. Ora la stiamo vivendo. Ed è Globale.

Per ascoltarsi c’è bisogno ANCHE di FARE IL VUOTO.

E non solo di riempirsi di conoscenze, esercizi, impegni, intenti e quant’altro disponibile ” a distanza”.


E’ importante distinguere tra le cose che facciamo e non attribuire a nessuna il potere “curativo” di quello che è il nostro percorso totale. Alcuni spazi possono anche essere sperimentati con gioia in un atto creativo sperimentale UNICO. di estrema LIBERTA’ interiore. senza dare per scontato che la stessa cosa sia valida per l’altro.


E’ vero: il contatto fisico manca e con esso molte libertà. E molto altro

E non siamo tutti uguali! Siamo tutti diversi. E’ importante che ciascuno intenda come mai ha un bisogno o una spinta esteriore, per dargli ONORE ed ALIMENTARSI DAVVERO di energia, piuttosto che correre a tacitare quella esperienza. O restare in un frenetico movimento per poi ESAURIRSI. Questo non significa ISOLARSI e dunque ben vengano le iniziative. Da quelle leggere a quelle di business, a quelle che si ripropongono di accompagnare a stare in questo momento, quando non addirittura nella trasformazione.

Auspico – ovvio – che ciascuno dei “fornitori” sappia se sta portando avanti il suo intento e – quale e che sia – sia attrezzato per professionalità, studio ed esperienza, per farlo.

Di certo non posso non notare la grande trascuratezza di chi sta prendendo le decisioni collettive, sul campo del benessere psicofisico.


La distinzione tra un esperienza collettiva ed individuale cade sul piano in cui ogni ci si accorge che ogni esperienza individuale esterna è precisamente quella utile e scelta interiormente per far vibrare la nostra essenza. Solo che bisogna accettare di uscire dall’esito. Sempre.


Perchè dunque dedico attenzione alla matrice personale?

  • è importante aiutarsi a togliersi dal giudizio di sé e conoscere le proprie energie e programmazioni. i propri schemi di riferimento. ti aiuta a riconoscere, nel quotidiano, il tuo fiume. per navigarlo e non remarvi contro. lo stai già facendo. ma magari non ne hai coscienza.
  • le ricette uguali “per tutti” sono come le pillole della farmacia. l’autoconoscenza è invece un percorso di sperimentazione di qualcosa che è già in te e ti da modo di DARE SPAZIO IL TUO PERCORSO. SVINCOARLO. ovvero di prenderti la responsabilità rispetto a te stesso.
  • – riconoscere quel filo sottile che ha tracciato tutta la tua esistenza, dal lavoro alle relazioni, i figli, a come vivi piccoli gesti quotidiani… è una esperienza indimenticabile. incredibilmente viva.
  • – non vi è teoria, né intelletto. non vi sono “discipline slavifiche” e altre no.

ci sei solo tu e il tuo filo sottile tracciato a matita per tutta la tua esistenza.

  • – se sai COME decidi sei più libero di quando qualcuno ti dice COSA decidere ed è più funzionale che attendere il destino
  • – ogni fastidio che stai vivendo ora è un segnale interno per te e se riconosci quel segnale… buona parte l’hai già liberata, questo lo sai tu.
  • è – come altre – una esperienza possibile

l’equilibrio del caos

ogni volta che incontri il caos, sei in evoluzione ❤️?

dentro l’equilibrio per orientarsi fuori.
a volte si confonde il verso: cercare fuori, per trovare l’equilibrio…  ma non è sempre sbagliato… dipende se stai nel mondo causale o casuale ❤️

la cosa bella è che puoi immaginare un punto di incontro:

è il punto di unione di tutte le teorie, di tutte le filosofie, di ogni credo e non credo,
di tutto…

è dove i proverbi sono come enciclopedie
dove ti sfiori per abbandonarti e trovarti nello stesso istante

è dove è
in nessun luogo e ovunque

dove arrendersi è vincere

quando lo sperimenti… evolvi

è buffo. puoi accorgertene solo a posteriori e a priori… ogni strada può esser veramente giusta o sbagliata… ma se fai un salto oltre gli inganni della mente… zac! sei già lì! ??

buon ferragosto

15 energie del diavolo, della passione e della condivisione 😉

8 energie del potere

coachyourlife

immobile sul mobile. a posto fuori posto. la lezione del gatto

Vivere con un gatto significa “accorgersi”… nel quotidiano muoversi per l’ambiente consueto della casa.

Dove noi umani insistiamo a cercare il miraggio del “ogni cosa al suo posto”. I miei gatti mi fanno di tanto in tanto il regalo di risvegliarmi al “c’è un altro posto”. È l’inaspettato che ti si pone lì.

Reputo che la mia attitudine a fare metafore e a pensare diverso sia così in quanto è stata spontaneamente e costantemente tenuta in esercizio dalla vita con Gatto, Micia e Gildo. E prima era Marcello. (Lui che faceva colazione con me e mi ha insegnato anche la priorità in una volta… quando mi ha dato una spruzzatina dritto in petto della sua pipì, perché intenta a parlare al telefono seduta sul divano… non gli aprivo la finestra per uscire).

Stamattina mi muovevo lenta per casa. Con la testa piena di cose da fare che non vogliono uscire fuori ed andare alle mani. Sul fare appunto. Che stanno bene tutte scombinate nella mente e per praticarle devi sgranarle fuori come un filo di perle una a una. Operazione difficilissima in questi giorni di caldo e forse sempre.

Mentre mi appresto ad alzare la tapparella in salotto, dove sto (tentando di) per finire di scrivere il libro… spunta lui.

Eccolo lì. Placido come se fosse sulla spiaggia più bella del mondo. Infilato steso tra la lampada e il muro. Gildo.

Cioè non è che spunta. Non sai mai di certo da quanto sta lì, un gatto. E’ che finalmente ti consenti – appunto – di accorgertene. Lo noti. Prima era mimetizzato dall’offuscamento mentale dell’ordinario.

E’ un attimo. Del quale personalmente sono infinitamente grata.

Capita spesso. E la cosa stupenda è che non ti ci abitui mai. E’ sempre stupore.

Sembra un rituale. Ogni volta che accade – qualsiasi cosa stia facendo – sento il tempo che rallenta. Immediato. Per farmi apprezzare quel che osservo. Prendere l’i-phone per uno scatto. O scrivere qualcosa. Come ora. O altro.

E’ un cambio di prospettiva che pacifica. Sta al piano attico della visione del mondo.

Faccio in tempo a fare le foto. Scrivere questo post. Avere uno scambio di messaggi emozionante. Piangere. Far andare roomba. Lui è ancora lì. Non si sa quando “il posto” smetterà di essere un posto. Potrebbe durare qualche giorno. Oppure stancarsi subito appena lo desti con un rumore. Al momento sembra piacergli. E resta.

Mi lascia perfino il tempo di guardare fuori dalla finestra. Il fiume. Il verde. Altra bellezza.

Scrivo senza dover pensare più di tanto e questo è bello. Quando si riesce a trasformare in atto di comunicazione per gli altri un vissuto che dura così poco e poi è eterno… credo significhi che si è nel pieno del proprio essere essenziale. Gli alberi qui fuori si muovono da fermi. Un’altra conferma.

Come si fa a chiamarlo tempo perso? Io non credo ne sarò mai capace e una parte di me auspica sempre che questo diventi sempre più tempo produttivo nel mondo “reale”.

Perché cosa sarebbe mai il mondo senza lo stupore… ce lo abbiamo sotto gli occhi.

Cosa sarebbe senza la capacità di intravvedere mondi su mondi?

Nessuno lo vorrebbe. Anche se lo abbiamo fatto.

Lo abbiamo fatto perché ci siamo “dimenticati”. Abbiamo lasciato vincere la paura, la concretezza vuota e la schematizzazione delle priorità. Siamo diventati adulti grigiotti e rigorosi. E non sappiamo più perché. Abbiamo voluto dimostrare di avere la testa sulle spalle e ci siamo dimenticati che le spalle sono supportate dal cuore. Che il cuore ha sotto di sé la pancia. E così via. Fino ai piedi. Piedi che indossano belle scarpe acquistate e vanno dal riflessologo plantare… invece che camminare scalzi sull’erba, la terra e i sassi. Cose così dai… sappiamo tutti…

Immagino degli scambi. Io ti insegno a stare fermo a non fare niente altro che osservare. Tu mi insegni a muovermi con costanza. Io ti insegno un passo a destra e tu a sinistra. Alla fine staremo ballando un ballo che non ha nome. Nuovo. Accade per assonanza. E’ come quando il mare mosso da degli scossoni che senti a destra e a manca fino a quando non ti arrendi al movimento e ti ci immergi… muovendoti nell’insieme… ti senti fermo.


Come la terra… ora che ci penso. Ma questo magari è un altro post.

Intanto godiamoci Gildo. Il maestro è lì. Stavolta. E chissà quanti altri ce ne sono in giro nascosti tra le righe delle cose che ci lasciamo sfuggire dagli occhi…

Chissà come sarebbe il gioco “tana liberi tutti” dove si va a caccia di maestri… invece che di pokemon.

 

Grazie Gildo.

Stamattina hai vinto tutto.

coach your life – cat your life

maestria di massa

Standardizzare la propria crescita personale, affiliati ad un solo maestro…

Sotto raffinate aggregazioni… le nuove trappole dello sviluppo di ciascun individuo.

 

La grandezza della massa…è spesso piccola cosa. Dove la massa impara da uno non colgo senso di libertà.

Ne annuso l’odore. Un po’. Ma è solo quel poco che basta per far desiderare, da un assaggio, un boccone  più grande.

 

Anche il migliore dei maestri, anche quello che ti parla della massima libertà possibile, che ti insegna a sprigionare il tuo io più grande e poi più grande ancora…

A diventare più spazioso… se lo segui con troppa dedizione… è l’antitesi della libertà.

Non c’è movimento, gruppo, o maestro che possa condurti davvero alla tua libertà. Perché questa ti chiederà sempre di potertene andare. Di pensare diverso. Di-verso. Nel tuo verso.

 

Qualsiasi voce esterna – per quanto autorevole – quando l’ascolti troppo è ridondante.

Come una cassa posizionata male. Stride al tuo orecchio.

Una amplificazione esterna che ti impedisce di ascoltarti veramente nel tuo intimo.

Più l’orecchio si raffina, più ti guida…

 

Nessuno può accompagnarti dentro e dentro di te. Tue sono le strade. Tuoi sono gli incroci. Tue le decisioni che prendi e tuoi gli errori. Tue le percezioni sottili. Quelle. Sopra ogni cosa.

 

Innamorati invece di molti maestri. Scorgili ovunque. Sui palchi e per la strada.

Segui le tracce di chi ti accompagna per un tratto e poi ti lascia alla tua verità viva. Anche se diversa dalla loro. Anche se diversa dalla tua di ieri…

Migliori.

 

Ogni maestro parlante è un essere umano.

I più preziosi sono quelli che non hai scelto, quelli che ti sei concesso di incontrare, senza saperli.

Forse non sono di carne. Possono essere un albero o un’auto che passa. Una carezza ad un pezzo di carta.

 

Vai dove puoi concederti di calpestare i tuoi rovi e dove invece l’erba fresca ti accarezza i polpacci.

L’armonia non è mai un assoluto.

Stai un po’ nella tua ombra. Sentine il freddo. Il fetido odore. Ascolta il male. È tuo.

E decidi fino a  che punto addentrarti e quando restare.

Il tuo divenire. Il tuo avvenire. Il maestro che sei.

Ciò che è fuori non può essere dentro fino a quando non lo lasci entrare.

Sei tu che apri e chiudi le tue porte, come non sai.

Non c’è guru che possa girare la chiave di ogni tua serratura, perché quelle che ti da sono unicamente le sue. Non ha altro che sé. Anche lui.

Nessun maestro ti da te.

Ti da sé nel modo migliore che gli è consentito e questo suo limite incontra il tuo. A farti spazio.

Essere spazio.

Quando non stai pensando. Quando non stai riflettendo. Quando esisti e ti muovi del tuo movimento – con o senza gli altri – la tua energia muove qualcosa di unico verso l’esterno.

Quello che “ti chiami” è sempre un gradino più sotto di quello che… esisti.

Fidati di te.

Sei una combinazione di numeri. Sei il lucchetto. E sei la tua libertà.

Tu.

Che tu segua o guidi. Che tu impari da frasi di altri o che viva le tue… dentro ci sei sempre e solo tu.

Tu solo.

Tu unico.

Tu sacro.

Tu esempio.

Tu casa.

Imparati.

E il corpo ti darà ragione…

 

che bizzarra la vita nella sua essenza

 tutti in viaggio…

 

che bizzarra la vita e come gioca con noi <3

pensi di essere avanti e ti ritrovi indietro, pensi di essere indietro e ti accorgi di stare un passo avanti…

ti fermi e senti che vai veloce

ti muovi e perdi la direzione

hai molto da insegnare quando hai voglia di tacere

cerchi i maestri e trovi allievi

vai per la strada e incontri i maestri

impari tanto quando disimpari

rinunciare a tutto per trovare tutto

essere vuoti per sentire il pieno

evolvi per tornare all’origine

 

lo stupore del bambino che lasciamo e poi dobbiamo ritrovare

ci accompagnerà senza giudicare… così proprio come è un bambino…

indaffarato a vivere

e così per sempre, con amore immenso… fino a… vecchi

 

 

La grigliata di ferragosto

cosa fai a ferragosto?
e perché per una volta non chiedersi
Chi sarai a Ferragosto?”
c’è chi cerca sempre altrove per non impegnarsi ad apprezzare il “qui”
e questo vale anche per le persone. che “cerchiamo”
per scoprire se sei tra questi osserva come tratti chi ami… i più vicini a te…
sì perché si fa presto a fare i piacioni, i calmi e i tolleranti con gli amici sociali e disconoscere invece le esigenze di chi ti vive accanto…
è logico. agli uni puoi presentare solo la maschera. con gli altri stai con tutto. e per riuscirci devi vedere di te le cose che non ti piacciono. 
il mordi e fuggi sociale può essere la maschera dei vuoti di cui non vuoi occuparti.
ê l’altrove.
ma il qui è con te stesso e con chi dici di amare. con la tua famiglia… con la quale puoi solo riconciliarti dentro se vuoi vivere bene.
secondo voi chi è il più forte?
colui che affronta le sue ombre e poi esce fuori intero nel mondo o colui che esce a mettere rumore nel suo vuoto per poi portarlo a casa ancora più grande?
e quali sono di più?
in che gruppo mettiamo le droghe, l’abuso di sostanze alienanti di ogni genere, i branchi, gli ultras di qualche cosa, gli intellettuali spinti, i fanatici, gli scambisti in voga,…
io dico che se non ci sono entrambe la vita non è piena. ma sono certa che se pensi di riempire i vuoti dentro per evitare di sentirli… sei di questa epoca passata.
dico che se non ti esprimi lealmente… non entri mai veramente nel gioco della tua vita.
dico che se non accetti di guardare allo specchio tè stesso senza raccontarti tante storie, se non sai dirti “io sono qui. e valgo” sarai sempre timoroso di confrontarti fuori. con le differenze. per paura di perderti.
e confrontarsi con le differenze non è “comprimersi a compiacere il mondo”… non è omologarsi in cerca di approvazione… È starci. senza confondere il tuo spazio sociale con quello intimo. e quello privato.
perché il punto non è con quante persone puoi sederti a tavola. ma con quante di queste puoi esprimere veramente chi sei.
espressione è “portare fuori”… se non lo fai non stai mai comunicando e tantomeno ascoltando veramente. un bel paradosso, vero?
…e dire che siamo ancora nell’apparenza in cui i più sono convinti che chi tace sia un grande ascoltatore…
…hai mai pensato che chi tace stia solo accarezzando il tuo ego e il suo e prendendo i tuoi pensieri. o che sia pigro. o vile. o critico inespressivo.
…hai mai pensato che chi ti offre una opinione scomoda abbia stima della tua capacità di riceverla… o che chi parla tanto si esponga…
… ti sei mai chiesto cosa pensi di te al di là della parola?
…hai mai avuto a che fare con il lieve senso di disturbo che puoi creare la domanda “come stai?” Quando non puoi rispondere la verità o percepisci che la risposta non sia di interesse genuino?…
tu.  tu a che punto sei?
chi ti conosce veramente?
cosa farai a ferragosto?
…una grigliata piena rumori e di vuoti o starai con gente che puoi e che ti può guardare negli occhi… molti o pochi che siano?
buon Ferragosto!
e che tu sia con te!
coach your life!
Michela

morire per tutta la settimana

oggi penso veramente che vorrei vivere questa settimana come se non ce ne fosse un’altra…

sì: ho voglia di morirla. tanto. 

e ho voglia che quelle poche, pochissime persone che dicono di amarmi facciano altrettanto. pensando di amare anche sé stesse – mentre lo fanno.

no, non voglio passarla da sola. non ho mai voluto passare da sola i momenti più vivi di questa mia esistenza. 

è una mia caratteristica.

so stare da sola. lo sono stata per molto tempo. ancora ci sto.

ma non ho voglia di fare tutte le cose solo per me. non ne trovo senso alcuno.

desidero ardentemente sperimentare la purezza della parola amore. e condivisione.

sulla base di un presupposto unico: dividere e condividere sono due universi opposti. in contraddizione.

è impossibile dividere e condividere contemporaneamente. se ti senti uno dividi. se ti senti più di uno condividi. se divido vado. se condivido resto.

desidero presenza. genuina. generosa. abbondante.

e voglio sentirmi libera per sempre di dirlo a voce alta. fiera.

amarsi significa riconoscersi. e riconoscere. senza scuse. senza fughe. contemplando tutto quello che può accadere in ogni incontro come un grande immenso atto di Vita. e mi riferisco ad amar-si (sé) e amar-si (tra)

sto parlando di rispetto per la vita.

sto parlando di coraggio. della musica del cuore.

la Bellezza non può esistere se non nella completezza del presente.

ho fame e sete di bellezza.

ho il cuore che lacrima per quanto ancora sono lontane le persone in generale dall’essere nell’uno e mi affatica il pensiero quando vedo i molti nella solitudine.

ho voglia di dare un calcio a tutto quello che mi fa perdere tempo.

ho voglia di scrivere progetti di lavoro e alla fine di una mail poter semplicemente scrivere “sceglimi o passa oltre con garbo”

gli equilibrismi di questo mondo ipocrita con sé stesso.

le bandiere della libertà che schiaffeggiano chi la pensa diversamente.

chi si nasconde dietro una passione solo per alzare il dito.

tutti i presupposti di imbroglio su cui basa ogni singolo pezzo di carta che circola in questa nazione

persone che si separano e usano i figli come tritacarne dell’adulto con cui li hanno creati

guaritori che vogliono che i clienti guariscano per riflettere l’immagine delle loro bravure

uomini paurosi che additano le donne invece che amarle come fiori

donne che hanno le palle ma la biologia dice che abbiamo le ovaie

il mio gridare quando voglio solo essere abbracciata

andare quando è tempo di restare.

I matti emarginati perché dicono le verità scomode

e altro altro ancora …

Dov’è l’essenza?

Perché usare il finto garbo evitando di dire semplicemente quello che è quando quello che è è una delle poche disillusioni che possono veramente aiutare il prossimo a reggersi meglio nella sua grandezza?

ho un fiore di orchidea davanti. qui. nel mio studio. al caldo ventilato da un vecchio ventilatore che avrà girato almeno per duecentomila ore.

una pianta che è vissuta 3 volte per gratitudine. è venuta con me in 3 case. è stata secca. storta e spesso sola. ma le ho dato fiducia. e ogni tanto mi ringrazia con un fiore.

credo sia bellissima solo perché non ho mai voluto che fosse bella. ho lasciato che lo fosse.

ha lo stelo che cresce storto. Tutto buttato un po’ a lato. Perché non ho avuto la prontezza di legarla al suo bastoncino. Il bastoncino c’è. E lei anche. Sfrontatamente bella. Storta. E bella.

 

Ho il ciclo. E sono nervosa. Triste. Sgomenta. Ho caldo. Mi sento bene. So che tra qualche minuto potrò sorridere. Basta un soffio di vita e tutto cambia dentro una donna avvolta nelle sue emozioni…

È un esercizio? È un bisogno? È un’attitudine? Non lo so.

Non credo più di volerlo sapere.

I momenti migliori della mia vita – e di altri che me lo hanno raccontato – sono accaduti quando mi sono concessa il lusso di non voler sapere.

Quando mi ci sono tuffata dentro. Intera. Senza paura. Senza inganni se non quelli che non vedevo…

Se guardo indietro riconosco che ho commesso tanti errori. ma non c’è niente che vorrei cambiare di quello che ho scelto di fare. E di quello che non ho scelto… non so. Non si può cambiare la propria vita. La Si é! Si può onorarla per tutto il tempo che resta.

È quello che non facciamo… che rimane qui… ci resta addosso come una ragnatela.

È la cosa buffa della vita. Ti può percuotere con le cose non fatte… credo dipenda dal fatto che… andavano fatte

Io sono nata perché lo volevo. Non sono figlia dell’amore più sano. Sono figlia di due adulti imperfetti. Il problema non sono state mai le loro imperfezioni… è stata la ciecità. È stata l’incapacità di accettare le regole del gioco della vita: se fai il cieco potrai pensare di aver calpestato una merda. Ma aprendo gli occhi ti potrai rendere conto che era una persona…

Aggrappati l’un l’altro non si sono mai detti “ti amo”… si sono picchiati, disconosciuti, rincorsi, tenuti… e ancora adesso che uno dei due è morto…è reso vivo dal rammarico, la colpa, l’incapacità di riconoscere il sentimento che sta sotto ogni legame…

Ogni persona ha un suo mondo. E il mondo vero è dato dai fatti compiuti da queste persone… se da questi fatti nascono figli… altri mondi si aggiungeranno in parte simili, in parte nuovi e diversi… così via, all’infinito

Se immaginate l’incontro tra un albero e la terra… potete rendervi conto che all’inizio – quando sono albero e terra – sono in un equilibrio individuale. Diviso. La terra non ha solchi. L’albero ha radici che scorrono libere.

Quando viene piantato… le radici dovranno farsi spazio. La terra potrà fare opposizione. O potrà ritrarsi, facendolo vacillare.

È un moto dinamico continuo… sembra difficile… eppure un albero quando ben radicato risorge, cresce e si espande grandioso nell’aria e la terra ne risulta più bella.

Ogni incontro è terra e albero. Sgomitando e basta non vivremo bene. Dobbiamo amalgamarci in un nuovo “uno” tra albero e terra… senza paura di disconoscerci…

Lo spazio è molto, moltissimo se ci immaginiamo liberi. Se decidiamo di crescere rigogliosi mettendo le nostre forze in un’unica onda… albero e terra…

non è poesia tutto questo?

è forse meglio continuare a paragonarsi con chi fa diverso e tentare di buttarlo giù, fuori o lontano? O continuare a muoversi da soli invece che riequilibrare la danza?

Cosa c’è di bello nel vincere soli e comodi additando i peggiori in qualcosa?

Dove sono le emozioni?

La compassione richiede vicinanza. Mi è impossibile pensare di dovermi difendere da chi ho vicino. Voglio essere tenuta in considerazione e tenere in considerazione. In un reciproco.

Col presupposto che la soluzione migliore è quella che non sappiamo ancora… perché verrà proprio perché ci siamo incontrati.

La creatività non è imporre la propria visione. La creatività è avere spazio per esprimere la propria visione, ascoltare presentare l’altra e accettare quel po’ di rischio che comporta mettersi – diversi – uno vicino all’altro e decidere la strada.

Unire e condividere. 

Non importa se sei il mio vicino di casa. Il mio cane. Il mio gatto. Mia madre. La mia amica o il mio uomo… c’è un pensiero solitario che va percorso per poi essere abbandonato… tutto là…

Convivenza. Vivere con.

A presto

Michela

due parole. voce del verbo Amare

“ho scritto Ti Amo sull’erba… “

le parole d’amore sono belle… e dirle è un atto di stravolgente bellezza…

e comunque… “parlare d’amore” è riduttivo, bisogna amare e basta.

amare. amare richiede coraggio. Coraggio.

Coraggio di spegnersi completamente per poter vedere la sostanza di sé E dell’altro, con le sue ombre. Con tutto.

Ti alzi la mattina e ami, vai a fare la spesa e ami. Inciampi per strada e ami. Incontri un sorriso e ami. Ami e senti che puoi.

E poi ami il tuo cuore. Il tuo essere… e dedideri sentirti amatosono due cose. Non una. Amare e essere amato.

Viviamo nella costante attenzione all’amore… distorta dal tentativo di definirlo. Ma come può definire una farfalla? La sua bellezza. Il suo essere. Ciò che può trasmetterti?

Anche se sei imperfetto 😉 hai amore dentro da DARE. e Anche se sei imperfetto 😉 hai amore fuori DA RICEVERE. Codici diversi magari… ma tutto alla fine riporta alla nostra essenziale voglia di essere vivificati. Resi vivi. Nel mondo. Per come siamo e contemporaneamente per come sentiamo di poterci trasformare.

Vivere nell’amore è riconoscerlo in ciò che c’è… semplicemente perché lo lasci risuonare… e espandersi per amare ancora di più… 

In qualsivoglia forma…

Nessuno può dirti cosa è o cosa non è vero amore. Perché quando lo sta facendo non sta nel cuore, ma nel pensiero. Non sta amando. Sta teorizzando.

Nel pensiero stanno le trappole più grandi che limitano ciascuno di noi. Tutti. Maestri compresi. Loro di più…

Amare è fatto di atti… molti dei quali stanno fuori di te e al di là della parola. Partono dal cuore per arrivare da qualche parte… fuori… o dentro…

Amare sé stessi è un atto altrettanto coraggioso e richiede di spegnere completamente tutto ciò che arriva dalla mente e da fuori, per potersi vedere. Liberi. Nel nostro essere. Riconoscersi.

C’è così tanta strada da fare semplicemente con questo scopo… che ci è data tutta la vita… e quando finisci muori. Muori perché c’è qualcosa di te che non hai amato completamente e al quale non sei riuscito a dare una occasione… Non c’è altro: l’altra morte, quella in cui hai semplicemente finito… quella ti lascia col sorriso.

in questa immensa vastità dell’amAre… è altrettanto un atto d’amore concedersi il diritto di desiderare di sentirsi amati da altre persone. A sfumare apprezzati. Stimati. Riconosciuti come esseri…meritevoli d’amore.

E’ un’altalena. Io. Tu. Noi. Voi. Loro…

Viviamo tutti con le nostre altalene vedersi e vedere… e nel mezzo scivolano le nostre paure… anche esse fanno parte di noi. E meritano di essere amate perché solo così le potremmo lasciare andare.

Non ci si libera da una paura cacciandola. Tornerà dalla porta segreta nel futuro. Ce se ne libera osservandola. Vedendola. Riconoscendola.  Salutandola. E’ un commiato. E quando va via ci sentiamo espandere… dal cuore. E da lì possiamo vedere ancora meglio…

Il cuore brucia quando chi dice “ti amo” svanisce. Perché? E’ un incrocio fuori dall’amore… Per quale arcano motivo alcune persone hanno così tanto bisogno di sfuggire gli adii… se non perché non amano abbastanza… non l’altro. Non quello da cui sfuggono. Non hanno abbastanza esperienza di Amare. sé e l’altro al contempo…

Amare è nell’eterno…

Se ami… ami. Non ci sono altri spazi. Perché già questo è immenso.

E poi c’è la pratica… <3

Buona estate